"Falstaff a Windsor": Alessandro Benvenuti al Teatro Guglielmi

Alessandro Benvenuti porta in scena "Falstaff a Windsor", liberamente tratto da "Le allegre comari di Windsor" di William Shakespeare. Ugo Chiti adatta e dirige lo spettacolo, in cui l'eroe e antieroe "resuscita" a Windsor. Roberto Andò porta a teatro "Clitennestra" di Colm Tóibín, una tragedia di passioni e debolezze profondamente umane.

Nuovo appuntamento con la grande prosa al teatro Guglielmi, arriva sabato e domenica Alessandro Benvenuti che porta in scena “Falstaff a Windsor“. E’ il secondo evento del cartellone di stagione. Lo spettacolo, liberamente tratto da “Le allegre comari di Windsor“ di William Shakespeare, è adattato e diretto da Ugo Chiti.

In questo adattamento l’eroe e antieroe “resuscita” a Windsor, esprimendo la natura del suo personaggio: un’arroganza aristocratica, con un sangue plebeo, popolaresco, che muta dalla rabbia al sarcasmo, ma rimane disarmante, quasi patetico, perché non conosce, o non sa, darsi le regole e la consapevolezza dell’età che “indossa”. Questo Falstaff, per molti aspetti, resta fedele al testo originale delle “Comari di Windsor”, ne rispetta gli appuntamenti farseschi; si lascia beffare, esce avvilito e percosso dai travestimenti, sembra quasi masochisticamente rimpicciolito, anche se dietro queste mutazioni ribolle la rabbia del personaggio che sembra ancora pretendere il rispetto dovuto all’antico ruolo del cavaliere.

Solo l’ultima beffa, l’ennesimo inganno di un’attesa punitiva nel parco, cambia struttura e andamento narrativo.

Il mutamento arriva grazie all’intervento di Semola, un personaggio che fin dall’inizio ha fiancheggiato Falstaff facendosi assumere come paggio: servizievole, irridente, mutevole, inquietante, occupa allusivamente la funzione di un fool che solo alla fine (allucinazione o sogno?) assume le vesti e le sembianze del principe Enrico, tornato a bandire Falstaff dal consorzio umano. Niente fate, folletti, fastidi e pizzicotti, ma l’asprezza di una condanna che ribadisce come nell’ordine prestabilito del potere non si trovi posto dove collocare un corpo tanto grande quanto irrazionale e magico. Prossimo appuntamento con la stagione di prosa sarà il 25 e 26 novembre, quando va in scena, come unica data in Toscana, “Clitennestra“ con Isabella Ragonese. Lo spettacolo, tratto dal romanzo di Colm Tóibín La casa dei nomi, è adattato e diretto da Roberto Andò.

Il regista Roberto Andò porta a teatro il romanzo dello scrittore, critico letterario e autore teatrale irlandese ColmTóibín dedicato al mito classico dell’eroina greca Clitennestra, l’affascinante e controversa regina assassina che vive per vendicare la morte della figlia, Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone agli dèi. Tóibín fa rivivere le figure classiche della casata di Atreo e le rende personaggi di carne e sangue, dotati di psicologia e motivazioni per una tragedia di passioni e debolezze profondamente umane.