Eugenio Allegri ai Servi Interpreta ’Novecento’

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di Ludovica Criscitiello

Dal 1994 a oggi, Eugenio Allegri nelle vesti di ’Novecento’, interpretato più volte in questi anni, sale anche sul palco del Teatro dei Servi. Appuntamento domani alle 21, nell’ambito del cartellone organizzato in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo. "’Oceano mare’, lessi quel libro e poi dissi a Vacis, chiediamo a Sandro (ndr Baricco) se scrive un testo per un mio monologo. E così portammo Novecento sul palco". – Racconta Allegri ripercorrendo con la memoria le tappe che lo hanno portato a mettere in scena la storia, diretta dal regista Gabriele Vacis, di Danny Boodman T.D. Lemon, il pianista del transatlantico Virginian, soprannominato Novecento. Testo scritto per loro dallo scrittore Alessandro Baricco che diventerà un libro e poi, nel 1998, un film diretto da Giuseppe Tornatore.

Un monologo che ha segnato la sua carriera...

"Bé sì, è stata una fortuna ritrovarci tutti e tre a Torino in quel momento, io, Baricco e Vacis. Da premettere che io e Alessandro ci eravamo conosciuti già dieci anni prima lavorando in ambito cinematografico. Poi dopo aver letto ’Oceano mare’ decisi che avrei voluto iniziare anche io con i monologhi, ma su un testo che fosse scritto in quel modo. Poi lui è venuto più volte a vedere lo spettacolo. Come Tornatore che ho incontrato spesso prima dell’uscita del film".

C’è stato qualche cambiamento in questi anni?

Inizialmente lo spettacolo era in due atti con intervallo, poi decidemmo di ridurlo a un atto solo perché ci sembrava troppo lungo. Da allora è rimasto uguale".

’Novecento’ continua a essere attuale soprattutto oggi...

"Da quando l’ho ricominciato a fare, sento che questo spettacolo esprime una metafora pregnante della nostra attualità. Un giorno riflettevo sul fatto che siamo in un tempo senza approdo, non sappiamo dove andare, dove fermarci proprio come Novecento che non approda mai".

Il protagonista decide di rifugiarsi in una sorta di lockdown da cui non riesce più a uscire, ricorda un po’ noi in questo momento...

"Dal mio punto di vista credo che il problema più grande oggi sia quello di dover ricostruire la nostra socialità. Noi attori siamo abituati a tenere una certa distanza, ce lo insegna il palco. E a vivere in simbiosi con la nostra interiorità. Ma a mancare è stata lapossibilità di vedersi e stare insieme ad amici e colleghi. Penso a Paolo Graziosi, leggenda del teatro, grande amico, morto da poco. Ecco non sono più riuscito a incontrarlo".

"Qual è stata la cosa più difficile nell’interpretare Novecento?

"Tradurre in maniera automatica e puntuale la dimensione letteraria del testo nel linguaggio teatrale. E per questo ringrazio Vacis".

Prossimo progetto?

"Mi piacerebbe mettere in scena Moliere. Ma per ora è solo un desiderio. Al momento sono impegnato con il ’Teatro comico’ insieme a Giulio Scarpati, ’Mistero buffo’ di Dario Fo, e con progetti di regia da sviluppare".