Il crollo ad Albiano. "La strada ha impennato e io sono volato giù, quel ponte vibrava da anni"

Il processo per il crollo dell’8 aprile 2020 è ripreso in tribunale. Davanti al giudice De Mattia hanno sfilato dieci testimoni. I drammatici racconti dei due feriti e la ricostruzione dei fatti

Massa, 9 aprile 2024 – “Ho avuto la sensazione che la strada mi impennasse davanti. Invece no. Ero io, che stavo precipitando con il furgone fino al greto del fiume. Un impatto violento, ho sentito subito una fitta alla schiena all’altezza dello sterno. Ho ancora gli incubi, alterno ’giornate no’ a ’giornate molto no’". Andrea Angelotti, il corriere sprofondato mentre era in transito alla guida del suo furgone sul ponte di Albiano Magra la mattina di quattro anni fa – era l’8 aprile 2020 – ieri in udienza davanti al giudice Ermanno De Mattia ha rivissuto con un filo di emozione quei momenti drammatici.

Il disastro è ancora vivo nella sua memoria e ci sarà sempre. Come i dolori e i problemi fisici: "Sono limitato nei movimenti, piegarmi è difficile – ha spiegato – Quella giornata è impossibile da dimenticare, la rivivo di continuo. Quel giorno mi hanno portato via con l’elisoccorso Pegaso fino a Cisanello, dove sono stato operato la notte stessa. Mi hanno impiantanto 4 viti di titanio per stabilizzare la colonna vertebrale". Ha fatto 50 sedute di fisioterapia, poi altre 40 dopo un successivo intervento: "Un anno e mezzo dopo la vertebra era ancora danneggiata – ha raccontato – Così è stato intrapreso un percorso più invasivo: togliere le 4 viti per metterne 8, rimuovendo la vertebra danneggiata e sostituendola". Questo l’aspetto del fisico, ma quello mentale non è stato da meno così come quello economico. "La mia famiglia ha sofferto molto, ci hanno aiutato amici e parenti perché la situazione era diventata molto dura, sono rimasto alcuni mesi senza stipendio. Risarcimenti non ne ho avuto, soltanto adesso percepisco una pensione di invalidità". Infine, il rientro a lavoro nell’estate del 2022.

Ieri mattina sono sfilati davanti al giudice De Mattia 10 testimoni, che hanno riferito del crollo e fatto riferimento alle condizioni in cui si trovava il ponte. Angelotti stesso ha precisato: "Sobbalzava ed era così da anni, vibrava anche quando vi transitavano mezzi pesanti ma non solo". Nella prossima udienza, che è stata fissata per il 29 aprile, saranno ascoltati altri testimoni. Tra questi l’ufficiale dei carabinieri che ha coordinato le indagini, tecnici Anas e un geologo.

Ha preso la parola per essere ascoltato ieri mattina anche l’altro ferito nel crollo, Michele Antonelli, tecnico Tim. "Ero in viaggio con il furgone di servizio quella mattina – ha ricordato in aula – Avevo di fronte quello di Angelotti. Il traffico era scarsissimo, eravamo in epoca Covid. Sul ponte improvvisamente ho visto il furgone davanti sparire, i pezzi di asfalto cadere tipo domino e mi sono ritrovato, dopo un colpo forte, inclinato con il mezzo di 45 gradi. Probabilmente pneumatici e sospensioni hanno in parte attutito la caduta. Sono uscito, ho visto persone che correvano, mi hanno chiesto come stessi e mi sono preoccupato per chi era davanti a me sulla strada. Ho sentito odore di gas, proveniente da tubi che probabilmente erano stati interrotti. Ho preso le cose di lavoro e mi sono messo in salvo in modo autonomo. Giorni dopo ho avuto dolori al collo ma nessuna lesione grave. Più che altro ho avuto incubi, paura quando sentivo rumori forti guidando. E nessun risarcimento".

Rinviati a giudizio per il collasso avvenuto nel 2020 i quattro dirigenti Damiano Menchise, Giuliano Arrighi, Gianluca Barbieri e Stefano Michela – che ieri mattina erano tutti in aula – chiamati in causa per la manutenzione e le condizioni del manufatto. La Cna di Massa Carrara, assistita dal legale Carlo Golda del Foro di Genova, è parte civile nel processo insieme ad Adoc.