
Crac Alitalia, una montagna di debiti (355 milioni), che affossarono la vecchia compagnia di bandiera e i vertici pesantemente condannati nel 2015 dal tribunale di Roma e successivamente dalla corte di appello per bancarotta fraudolenta. Tra di loro l’ex presidente e ad Giancarlo Cimoli, fivizzanese, 82 anni, a cui era stata inflitta una pena di 8 anni e 8 mesi per bancarotta fraudolenta. La Cassazione ha parzialmente annullato le condanne (altri tre ex dirigenti coinvolti) e ha rinviato per un nuovo esame alla corte di Appello di Roma. Annullata la sentenza nei confronti di Cimoli limitatamente alla bancarotta dissipativa in ordine a due dei dieci capi di imputazione, nonché al trattamento sanzionatorio e quindi la pena andrà rimodulata al ribasso. I giudici ermellini hanno scagionato Cimoli dalle condotte di dissipazione e distrazione relative all’operazione di scorporo di cinque rami di azienda, conferiti nella nuova compagine, Alitalia Servizi, operazione attuata mediante l’accordo con Fintecna spa. Un tentativo di salvare l’Alitalia con un aumento di capitale. E la Cassazione osserva: "sotto l’angolatura della bancarotta dissipativa, appare illogico ritenere che un imprenditore, il quale si adoperi per proseguire nella propria attività, riuscendo a procurarsi un cospicuo aumento di capitale, piuttosto che portare i libri in Tribunale, agisca per una finalità eccentrica da quella che dovrebbe orientare l’attività di impresa. La logica, prima che le categorie giuridiche, impongono di censurare la sentenza impugnata". Anche il capo di accusa che contestava le consulenze d’oro è caduto. La sentenza di primo grado aveva ricordato come tra il 2003 ed il 2007 fossero stati affidati incarichi esterni per oltre 75 milioni di euro. La Cassazione sostiene che "in realtà complesse come quella in esame non è certamente il criterio del costo della consulenza a poter costituire l’elemento intrinsecamente decisivo circa la rilevanza penale di una scelta imprenditoriale altrimenti non ritenuta in alcun modo discutibile in riferimento ad altri, analoghi incarichi". Annullata la sentenza nei confronti degli altri vertici di allora, Francesco Mengozzi, Gabriele Spazzadeschi e Pierluigi Ceschia con rinvio ad altra sezione della corte di appello di Roma per un nuovo esame. Il tribunale aveva condannato a 6 anni e 6 mesi Ceschia, ex responsabile del settore Finanza Straordinaria; a 6 anni Spazzadeschi, già dg del settore Amministrazione e Finanza; a 5 anni Mengozzi, ad dal febbraio 2001 al febbraio 2004. A Cimoli contestato un episodio di aggiotaggio per la diffusione di notizie false idonee a provocare una sensibile alterazione dei valori del titolo Alitalia.
Guido Baccicalupi