’Codice rosso’, dati allarmanti dagli esperti: "Un uomo su tre ha commesso violenze"

Scavuzzo: "I maltrattanti sono obbligati a un percorso al Pur". Tazzini: "Nessuna caccia alle streghe, ma bisogna tenere alta la guardia"

’Codice rosso’,  dati allarmanti dagli esperti: "Un uomo su tre ha commesso violenze"

’Codice rosso’, dati allarmanti dagli esperti: "Un uomo su tre ha commesso violenze"

La violenza di genere: come affrontarla dal punto di vista giuridico, le procedure da seguire, quali leggi la configurano e come assistere chi la violenza la subisce ma anche chi la commette. Temi delicati quelli toccati venerdì nella sala congressi dell’Autorità portuale in occasione del convegno organizzato dalla Camera penale di Massa Carrara dal titolo ‘Codice rosso. Dietro le quinte’. "Per ogni vittima di violenza – ha evidenziato Alessandra Conforti, sostituto procuratore, nella sua panoramica sulle leggi più recenti che inquadrano questa fattispecie di reato – esistono situazioni che le leggi non possono considerare. Sono aspetti importanti non solo mediaticamente, ma anche nel quotidiano degli addetti ai lavori: molto spesso le donne non si rendono conto di essere vittime perché non accettano di subire violenza da chi pensano che le ami ed è molto difficile staccarle da questo tipo di relazioni tossiche".

Concetto ripreso nel corso dell’evento, moderato dalla legale Claudia Volpi, presidente della Camera penale, anche da Francesca Menconi, responsabile del Centro Antiviolenza, e da Simona Raimondi, operatrice esperta e coordinatrice delle Case Rifugio: "Noi operatrici – ha confermato Raimondi – dobbiamo far capire alle donne che non hanno sbagliato. Loro spesso provano vergogna e noi dobbiamo empatizzare con loro, monitorando nel corso del tempo l’evolvere di ciascuna situazione". "I Cav – ha spiegato Menconi – sono servizi di donne per le donne. Ce ne sono quattro nella nostra provincia, che nel 2022 hanno registrato 120 primi accessi. In Italia i dati parlano di 60751 accessi, il 7,8% in più rispetto al 2021. Molte donne si rivolgono al Cav perché non hanno un’autonomia economica e il 41% di loro viene a più di 5 anni dall’inizio delle violenze, perché inizialmente si rivolge ad amici e parenti. Solo il 7% viene entro i primi 6 mesi".

A sostegno delle vittime di violenza di genere, anche gli assistenti sociali, il cui operato è stato illustrato nel dettaglio dall’assistente sociale del Comune, Sara Battistini: "Le modalità di accesso sono di tipo diretto o indiretto: nel primo caso è la donna a presentarsi spontaneamente al Cav, nel secondo la donna si reca al pronto soccorso o dalle forze dell’ordine, che attivano i servizi sociali, il cui ruolo è quello di mettere a proprio agio queste donne, metterle a proprio agio. E di tutelare i minori, se presenti, recuperando la bigenitorialità, fornendo strumenti alla madre e al padre per non creare ulteriori danni ai figli".

Ed è proprio sui bambini che si concentrano i progetti promossi dalla Provincia per contrastare una piaga sempre più diffusa come la violenza di genere: "Oggigiorno – ha detto la legale Diana Tazzini, consigliera di Parità – c’è un analfabetismo emozionale diffuso a cui noi addetti ai lavori dobbiamo porre una fine. Per questo la Provincia si è impegnata con progetti, finanziati dalla Regione, che partono fin dalla scuola dell’infanzia e che mirano a contrastare la formazione di stereotipi e a formare i ragazzi. I giovani, le famiglie e i docenti vengono accompagnati in percorsi al fianco di psicologi e compagnie teatrali. Non deve esserci una caccia alle streghe nei confronti del genere maschile, perché per evitare episodi di recidiva bisogna far sì che chi ha commesso i reati prenda coscienza di ciò che ha commesso". Per farlo, uno degli attori principali è il Pur (Progetto uomini responsabili), che sostiene e prende in carico i maltrattanti: "Dal 2019 – ha spiegato il presidente Cataldo Scavuzzo – è obbligatorio che gli uomini denunciati facciano un percorso al Pur. I dati dicono che un uomo su tre ha commesso un atto di violenza almeno una volta nella propria vita, quindi da noi vengono persone di ogni tipo. Sono uomini che sono convinti di aver subito un’ingiustizia, ma che, al termine del percorso, che prevede incontri con psicologi e lavori in gruppo, si rendono conto di ciò che hanno fatto e questo per noi è motivo di orgoglio".

Alessandro Salvetti