
Le cave protagoniste di un documentario su Al Jazeera
Carrara, 15 maggio 2025 – ‘Resistenza ed estrattivismo: dentro la casa di marmo bianco’. E’ il titolo del lungo reportage, in lingua inglese, realizzato da Chiara Braur e Alberto Mazzieri per il network “Al Jazeera”, che mette in evidenza le tante nature e le tante contraddizioni che hanno reso celebre Carrara nel mondo. Nel presentare il documentario sul sito ‘Al Jazeera’ forse i due aspetti che meglio racchiudono l’essenza apuana: resistenza ed estrattivismo. Resistenza intesa come quella storica degli anni quaranta, rimarcando un carattere ribelle e rivoluzionario ancora presente nella maggior parte degli abitanti.
Per estrattivismo non occorrono molte interpretazioni, riferendosi dunque al lavoro in cava e a tutti i temi correlati a esso; soprattutto la ricaduta economica per il territorio e i problemi in chiave ambientale, con il lavoro di Legambiente e di altre organizzazioni. Anche le foto dell’articolo, che spaziano dall’ambiente cava al porto di Marina, il centro storico di Carrara e i suoi laboratori, gli studi di lavorazione e la tipografia anarchica, restituiscono bene le tante anime della città. L’articolo parte da un rapido resoconto storico dell’attività di estrazione in atto da 2mila anni, che ha permesso durate il Rinascimento la realizzazione di sculture di Michelangelo, Donatello e Bernini.
“Le montagne ormai hanno un aspetto profondamente sfregiato – si legge – e oggi il danno dell’estrazione è più visibile che mai. Falde acquifere inquinate, una processione di camion pesanti con fumi nell’aria e incidenti sul lavoro, sono la realtà quotidiana di un territorio in cui si scontrano bellezza naturale e trasformazione industriale. Solo una parte dei profitti dell’estrazione torna alla città, con Carrara e le aree circostanti rimaste con edifici inadeguati, servizi sanitari e trasporti pubblici ridotti”.
Cita rapidamente anche l’ultimo incidente mortale in cui Paolo Lambruschi è stato vittima a Miseglia. “Grandi blocchi di marmo vengono spediti all’estero – spiega la reporter – dove viene utilizzata manodopera più economica per produrre piastrelle, mobili e finiture di lusso. La città, un tempo cuore pulsante dell’artigianato del marmo, ha quindi perso la sua industria artigianale”.
Il focus si sposta poi sulla città, con la descrizione delle tante strade e stradine, quasi labirintiche, fiancheggiate da facciate dal color pastello degli edifici e dai tanti monumenti e palazzi storici a fare da sfondo. A colpire sono il silenzio e la desolazione. “Ciò riflette un declino più ampio – scrivono – con una popolazione scesa sotto i 60mila abitanti, dato più basso dalla seconda guerra mondiale, e più di 200 imprese che hanno chiuso nell’ultima decade, con i giovani che se ne vanno altrove in cerca di fortuna”.
Un paragrafo è dedicato agli anarchici, di cui viene ricordata rapidamente la storia e l’evoluzione, con i cavatori di Carrara che divennero i primi in Italia ad ottenere una giornata lavorativa di sei ore e mezza all’inizio del Novecento. “Circoli e collettivi anarchici sono emersi ovunque a Carrara – spiegano – e a Gragnana c’è il più antico in Italia, fondato nel 1885, che opera ancora oggi”. Spazio poi a piccole interviste: Paola Antonioli di Legambiente, le artiste Chantal Stropeni e Rosamunda, l’attore Matteo Procuranti, ognuno con una chiave di lettura diversa su problemi e priorità.