"Basta analisi: vogliamo posti di lavoro" Il grido dei sindacati arriva in Regione

Cgil, Cisl e Uil chiedono compatti un tavolo permanente sul futuro del territorio anche con Comuni e associazioni datoriali. I segretari: "Provincia con disagi da profondo sud sempre più periferica per la Toscana. Convocati solo dal sindaco di Massa"

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di Claudio Laudanna

"Abbiamo raggiunto il punto di non ritorno. Basta incontri una volta ogni tanto, basta analisi, vogliamo l’occupazione". E’ il grido d’allarme dei loro 40mila iscritti che i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil ieri dalla sala Marmoteca della Imm durante la riunione dei quadri e dei delegati di tutte e tre le sigle hanno rivolto alle istituzioni locali e alle associazioni datoriali nell’annunciare l’apertura della vertenza provinciale.

"Questo significa – spiegano Paolo Gozzani, Andrea Figaia e Franco Borghini – che siamo pronti ad affrontare questa situazione in maniera unitaria e saremo fianco a fianco in ogni vertenza del territorio". Tanti, tantissimi sono i fronti aperti in provincia in questo momento, ma ad essere messo in discussione dalle fondamenta da parte dei rappresentanti dei lavoratori è lo stesso approccio che politica e imprese hanno nell’affrontare i problemi legati all’occupazione.

"La realtà – sottolinea Gozzani – è che la nostra è una provincia sempre più periferica per la Toscana e ormai qui si vivono disagi paragonabili a quelli del profondo sud. E’ ora di trovare delle soluzioni e per farlo è necessario partire da un tavolo permanente a cui partecipino oltre ai sindacati anche Comuni, Regione e associazioni datoriali e durante il quale si affrontino problemi concreti. Noi vogliamo incontrarci, ma vogliamo anche trovare delle soluzioni e se non saremo soddisfatti allora siamo pronti a dare il via alla mobilitazione per contrastare quello che appare un disinteresse generale. Penso a grandi temi come le bonifiche, la filiera del marmo, ma anche la portualità nella quale bisogna cominciare a superare certi sterili localismi e poi ancora l’Isr, la sicurezza delle nostre scuole, su tutto questo noi non molleremo di una virgola. Non abbiamo scelto a caso la Imm per questa riunione perché è da qui che potranno partire percorsi di mobilitazione". il grido di battaglia è unanime. "Se non c’è confronto ci sarà lo scontro" taglia corto il leader della Uil Franco Borghini che richiama anzitutto l’attenzione sull’importanza di ritrovare una coesione sul territorio per affrontare i grandi temi che lo affliggono da troppo tempo.

"Tra Carrara e Massa ci si scontra per qualsiasi cosa – dice ancora Borghini –, dobbiamo iniziare a cambiare. In questo momento in provincia sono rimaste tre o quattro aziende di grandi dimensioni, il commercio è in crisi, il turismo non ne parliamo neppure e i problemi sono tanti anche in tutti gli altri settori. L’unico dove le cose vanno un po’ è meglio è il marmo, ma di questo non se ne può mai parlare, quando andiamo ad Assindustria e chiediamo di affrontare l’argomento ci viene detto di andare oltre. Per tutti questi motivi abbiamo deciso di alzare il livello dello scontro. Noi vogliamo essere coinvolti nel futuro del territorio. Da settimane abbiamo mandato un documento unitario a tutte le istituzioni, ma non ci ha risposto nessuno, solo il sindaco di Massa ci ha convocato ieri per lunedì prossimo".

"Non esiste un riferimento politico istituzionale sul territorio – rincara la dose il segretario della Cisl Andrea Figaia – Qui è impossibile avere un confronto con le amministrazioni anche su cose che in realtà vicine sono all’ordine del giorno, sembra che non ci si voglia confrontare sui temi più disparati. Penso per esempio al marmo: Carrara incassa ogni anno 25 milioni, ma non è possibile avere contezza di come questi soldi vengano investiti o ancora alla Imm. Questa vertenza ci mette di fronte alla totale incapacità di gestire quelle che sono le risorse del territorio. Nel frattempo si prospetta un problema occupazionale, ma nessuno ha ancora messo la testa a quello che è successo con la governance a quanti soldi si continui a pagare per i loro stipendi. E’ una vergogna".