
Apuane, l’ultima trincea: "Stop attività estrattive all’interno del Parco"
‘Giù le mani dalle montagne toscane’ è il grido che ha mosso ieri l’ascesa da Carrara alle vette delle Apuane per “toccare con mano” lo scempio provocato dalle escavazioni mentre a Massa, nel Palazzo Ducale, si cercava di avvicinarsi con le parole all’obiettivo. Il dialogo si è aperto tra gli ambientalisti e il Parco regionale delle Alpi Apuane ma chiudere tutte le cave nell’area protetta è ancora vista come una ‘provocazione’ impossibile da accogliere. Ad aprire il dialogo l’incontro organizzato da Salviamo le Apuane, ma per il presidente del Parco, Andrea Tagliasacchi, la convergenza è ancora da trovare in maniera unitaria e con strategie condivise. Cinque i punti della proposta dell’associazione, rappresentata da Eros Tetti e Fabio Baroni, per salvare le Alpi Apuane. Chiede di chiudere le cave esistenti all’interno del parco e riconvertire i lavoratori del settore estrattivo in specialisti nella trasformazione utilizzando il marmo estratto nei bacini di Carrara anche in applicazione della legge regionale che prevede che il 50% del materiale estratto sia lavorato nelle Apuane. La proposta mira a utilizzare esclusivamente marmo proveniente da Carrara, garantendo così una fonte di materiale di alta qualità e contemporaneamente preservando il paesaggio e ambiente unico del parco sviluppando economie alternative e sostenibili. Con questo passaggio, sostiene, i cavatori potranno riconvertirsi in ruoli che prevedono la lavorazione del marmo, sfruttando le loro competenze in un contesto più sostenibile. Ha poi elaborato una proposta di legge che verrà presentata in Parlamento per trasformare il Parco regionale in nazionale.
Non convince il presidente Tagliasacchi la trasformazione del Parco da regionale a nazionale: "Significa delegare decisioni ad altri che non siamo noi e portare la discussione su un binario morto". E ha invitato a un’assunzione di responsabilità di tutti e all’avvio di un confronto costruttivo, denunciando un "clima di schizofrenia in cui ognuno dice la sua, alza le asticelle, lancia proposte proprie e non parla con l’altro". "Ma pensare di chiudere le cave dentro il Parco è una provocazione irricevibile: significa evitare di non risolvere il problema" ha ribadito.
Intanto erano più di 80 a risalire con i “Giù le mani dalle montagne toscane“: hanno percorso i sentieri sulle montagne di Carrara, per vedere e denunciare le ferite inferte alle Alpi Apuane dalle attività estrattive. Una marcia organizzata dall’associazione Apuane Libere, guidata dal presidente Gianluca Briccolani e dall’esperto alpinista, ex tecchiaiolo professionista e pluridecorato soccorritore in montagna, Renzo Gemignani. Una marcia “consapevole” perché è "necessario che tutti i cittadini aprano gli occhi sul fatto che i siti estrattivi dentro i confini dell’area protetta sono in numero maggiore rispetto a quelli attivi su Carrara e che ancora questa bellissima porzione di universo e le eccellenze che lo compongono si possono salvare mandando in chiusura le attività estrattive presenti le quali intralciano e danneggiano quelle economie sane che sono la maggioranza sulle Apuane".
F.S.