REDAZIONE MASSA CARRARA

Appello per l’arrivo dei bambini di Chernobyl

L’associazione di Montignoso sta tentando di riprendere l’iniziativa umanitaria. "Ma occorre l’aiuto della politica per sbloccare le pratiche"

C’è una regione in Bielorussia che si chiama Gomel. Si trova a pochi chilometri da Chernobyl: qui le radiazioni del disastro nucleare del 1986 hanno contaminato tutto: le persone, il cibo, le acque e i terreni. Ci sono villaggi rurali, più vicini al confine con l’Ucraina, dove si vive ma serviranno decine e decine di anni prima che i livelli di radiazioni tornino sotto il livello di guardia. Da alcuni di quei piccoli paesi ogni anno una decina di bambini venivano sulla costa apuana per passare un mese di vacanza ‘curativa’: lontano dalle terre contaminate e dall’estrema povertà dei villaggi rurali, respiravano aria di mare per abbattere il carico di radiazioni accumulate nel corpo. Fino all’anno scorso, quando l’emergenza sanitaria e la pandemia hanno impedito la missione umanitaria che l’associazione Amici dei bambini di Montignoso portava avanti con grande spirito di sacrificio almeno dal 2014, anno in cui è stata costituita. Senza l’intervento della politica ad alti livelli sarà difficile superare gli intoppi burocratici.

"Purtroppo è tutto fermo – racconta Fiorella Ciregia, presidente dell’associazione –. Siamo in contatto costante con la Fondazione in Bielorussia che si occupa delle pratiche burocratiche all’interno dello Stato e anche loro si stavano muovendo tramite il consolato per ottenere tutti i visti e i documenti che servono ma a oggi non sappiamo nulla. I gruppi di bambini da invitare in Italia per le cure ruotano ogni due anni, così da aiutarne quanti più possibile: nel 2019 era stata la prima volta per una decina di bambini che sarebbero dovuti tornare l’anno scorso. Quando hanno saputo che non sarebbero potuti venire erano molto tristi".

Così come è triste ogni partenza perché la vita per questi bambini è difficilissima e vorrebbero restare: "Assieme al sindaco Lorenzetti – afferma ancora – qualche anno fa siamo andati in Bielorussia, nei piccoli villaggi all’interno delle zone più contaminate dove vivono le famiglie povere. Abbiamo visitato gli orfanotrofi dove ci sono i bambini abbandonati e gli istituti dove curano le malformazioni. Tanti bambini nascono tuttora con grosse malformazioni, ci sono terreni dove servono 150 anni prima che il suolo sia ripulito dalle radiazioni". Una missione che l’associazione porta avanti contando quasi solo sulle proprie forze, le raccolte fondi con la vendita delle stelle di Natale, le uova di Pasqua o le cene, e il supporto del Comune di Montignoso. "Riusciamo a raccogliere sui 9mila euro all’anno di cui 5.400 servono per il viaggio, tutto a nostre spese. Poi durante il mese di vacanza il Comune ci dà uno spazio dove stare e garantisce cinque pasti alla settimana, che noi integriamo. Ma questi bambini spesso hanno bisogno pure di ciabatte, costumi, medicine. Chiunque voglia dare una mano è benvenuto".

Francesco Scolaro