"Allungare la mano a un naufrago cambia la tua vita per sempre"

Il volontario per due anni sulla Mediterranea: "Le vittime sono molte di più di quanto immaginiamo" "Vedere uno di quei gommoni alla deriva e recuperarlo è come trovare un ago in un pagliaio"

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Carrara dovrà per la prima volta oggi affrontare l’arrivo di una nave rescue con il suo carico di vite, di emozioni, problemi e speranze. E oggi saranno forse in molti ad accogliere i naufraghi salvati dall’equipaggio della “Ocean Viking” che sbarcheranno in porto. "Restiamo umani" è l’appello che lancia Rifondazione Comunista di Carrara invitando al presidio alle alle 15 sulla banchina di levante organizzato dall’Arci provinciale con l’Accademia Apuana Della Pace.

Complessa l’organizzazione dei soccorsi da parte delle Ong, che Maso Notarianni ha visto dall’interno vivendo due anni a bordo della nave ‘Mediterranea’. Ora è in attesa di ripartire per una nuova missione con la ‘ResQ People’, una nave lunga 39 metri che pesa 300 tonnellate, ha un equipaggio di 20 persone, è attrezzata con due gommoni veloci per avvicinarsi alle imbarcazioni in difficoltà, un ambulatorio medico per l’assistenza ai naufraghi e tutte le dotazioni necessarie per operare in sicurezza. Mantenere imbarcazioni di questo tipo è difficile e oneroso: le Ong tedesche possono contare su raccolte fondi popolari e consistenti donazioni da parte della chiesa che in Germania si è sempre mostrata molto sensibile ai temi dell’accoglienza. Le onlus italiane sopravvivono grazie a piccole donazioni di privati e qualche raro mecenate, il sostegno di fondazioni e ultimamente anche di un avvicinamento da parte della chiesa. La discussa nuova norma governativa sui soccorsi in mare rischia di avere un effetto boomerang: inviare una nave dalle acque libiche alla Toscana o alla Liguria invece di assegnare il porto più vicino significa giorni di navigazione in più, costi alle stelle e di fatto tenere una nave da soccorso lontana dalle zone in cui c’è più bisogno fino a 10-15 giorni con conseguenze facili da immaginare.

Le difficoltà non fermano Notarianni che è pronto per imbarcarsi di nuovo. "La cosa più impressionante che mi hanno lasciato i due anni in mare è la vastità infinita del mediterraneo – racconta –. In missione si fanno sempre turni di osservazione al binocolo cercando imbarcazioni alla deriva. Una volta è capitato, io facevo lo skipper della barca di appoggio di Mediterranea Alex, che uno dei soccorritori a bordo chiedesse agli altri di fargli una foto mentre osservava il mare: ha preso il binocolo per farsi fotografare, lo ha avvicinato agli occhi e ha visto davvero una barca alla deriva. Un puro caso, un ago in un pagliaio: vite umane che abbiamo salvato. Ancora poche ore e quel gommone, senza radio, senza telefoni, senza motore, sarebbe affondato con donne, uomini e bambini. Questo mi ha insegnato, insieme alla quantità di relitti che ho incrociato, che le vittime delle nostre frontiere sono infinitamente di più di quanto sappiamo. Perché sono tantissimi a partire senza strumenti, su gommoni che hanno la consistenza dei canotti con cui noi facciamo giocare i bambini al mare e se non vengono intercettati, affondano. Andare per mare e andarci salvando vite umane cambia la vita. Certamente di chi salvi, ma anche la tua. Non c’è gioia maggiore di quella che si prova allungando una mano e facendo salire a bordo una persona che, senza il tuo intervento, sarebbe morta".

Tommaso Notarianni, giornalista e inviato di guerra, oggi dirigente nazionale e presidente di Arci Milano, è stato membro del consiglio direttivo di Emergency fino a 2012 ed è una figura di spicco nel mondo delle Ong che si occupano di soccorso in mare. E’ stato uno dei fondatori della ONG italiana Mediterranea Saving Humans.

Silvia Landi