Al monte torna il sindacato di base "Tutelare lavoratori e ambiente"

Martedì assemblea dei cavatori dell’Usb per la sicurezza e per difendere il settore dall’escavazione selvaggia

Al monte torna il sindacato di base  "Tutelare lavoratori e ambiente"

Al monte torna il sindacato di base "Tutelare lavoratori e ambiente"

"I lavoratori e non i profitti devono essere il punto centrale del dibatitto sul marmo". Sul tema delle concessioni di cava prende posizione ferma e decisa il Comitato Usb marmo dei cavatori che organizza per martedì alle 17,30 un’assemblea pubblica in piazza Duomo nella sede della Lega dei cavatori.

"C’è chi va dai lavoratori a fare terrorismo – si legge in una nota del sindacato di base che decide di tornare al monte –, chi si nasconde dietro un dito, chi si vede una volta ogni 4 anni per firmare gli accordi e chi invece prova a costruire, ad unire, a lottare affinché i lavoratori e non i profitti siano il punto centrale della discussione. Tutelare i lavoratori, la sicurezza nei nostri posti di lavoro, incrementare la filiera locale, uscire dalla dinamica in cui il profitto vale più dell’uomo e di ciò che ci circonda è l’obiettivo". Da qui la riunione con i lavoratori del settore lapideo in cui l’Usb si propone di "gettare le basi per non farci fregare come nel 2018, per arrivare fra 4 anni a prenderci con le unghie e con i denti il nostro contratto provinciale (che gli imprenditori vorrebbero toglierci) per invertire la marcia. Nel 1920 c’erano 20mila lavoratori al monte, oggi ne restano solo 800, mentre le quantità di estratto sono decuplicate. La città è in rovina, si sta spopolando, mentre gli incidenti e le morti in cava continuano. Il profitto aumenta a discapito del nostro futuro". Quindi le rivendicazioni dei lavoratori: "vogliamo la riduzione di orario di lavoro a parità di salario, perché, a fronte dei profitti fatti sulle nostre spalle, vogliamo lavorare meno, lavorare meglio, in sicurezza e con più addetti. Basta estrazione selvaggia, diamo il giusto senso al nostro lavoro e all’ambiente, estraendo il necessario in sicurezza. Le concessioni fanno sempre il gioco dei padroni. Come nel 2018, si ricordano di noi lavoratori solo quando scadono le concessioni, minacciando l’arrivo delle multinazionali nelle cave e le conseguenti ripercussioni occupazionali. Ma noi non dimentichiamo gli scioperi dello scorso giugno. Oggi scrivono “Salviamo i cavatori“, ma pochi mesi fa per loro valevamo soltanto 70 centesimi e volevano toglierci il nostro contratto provinciale. Scadono le concessioni? Rimettano tutte le cave in mano ai cavatori. Vogliamo attivare un nostro sportello sindacale anche in cava, vogliamo tornare a fare sindacato di base al monte, perché pensiamo ce ne sia bisogno. Perché l’eredità di Giovanni Pedrazzi non vada persa, perché siamo stanchi di chi alza la voce ma poi ai tavoli cala le braghe".