
Sommario: Lutto a Pontremoli per la scomparsa di Lou Carnesecca, leggendario coach di basket, simbolo del St. John's a New York. Un uomo amato per le sue qualità umane e sportive, che ha lasciato un segno indelebile nella storia del basket universitario.
Si è spento il “monumento”, così avevano soprannominato Lou Carnesecca, coach dell’Università cattolica del Queen, simbolo del St. John’s, figlio di Alfredo di Cargalla e Adele Pinotti che erano emigrati negli anni 20 del secolo scorso in America. Luo è entrato nel cuore dei newyorchesi per la vitalità, il senso dell’umorismo, le grandi qualità umane ma anche per la sua storia personale. Un allenatore vecchia maniera: la palestra era diventata la sua casa. Carnesecca è stato uomo dalla parlantina energica, deciso, rispettoso, ma soprattutto in grado di farsi ascoltare sul parquet, durante allenamenti e partite, da giganti alti due metri. Dopo essere stato assistente del ‘St. John’s’ nei primi anni Sessanta, dal 1965 era stato promosso alla guida della squadra per quasi venticinque anni, con la parentesi di tre anni passati come tecnico del New York Nets. Oltre 500 vittorie, 199 sconfitte alla guida degli universitari, numeri straordinari che collocano la società nella top ten della NCAA.
Luigi Carnesecca ha avuto un riconoscimento tale da vedersi intitolata l’ex Alumni Hall, dal 2004 diventato “Carnesecca Arena”, uno stadio da oltre 5.500 posti. E quattro anni fa addirittura una statua che lo vede con maniche rimboccate e pugno chiuso che ne evidenziano l’energia con la quale sollecitava a bordo campo i suoi ragazzi. Nella sua ultima comparsata a Pontremoli, per salutare i tanti cugini, si era lasciato scappare: "Le cose non succedono mai per caso. Ho avuto la fortuna di trovarmi nel momento giusto al posto giusto". Figlio di uno scalpellinista di Cargalla, emigrato in America con il fratello Guglielmo, uomo d‘altri tempi, alla soglia dei cento anni lascia la moglie Maria di 97, la figlia Ines e tanti cugini di Pontremoli.
Enrico Baldini