Covid, doppia minaccia per i malati cronici: "Meno assistenza, più morti"

L'Agenzia regionale di sanità toscana: "Nei primi mesi dell'anno si osserva già un aumento della mortalità prematura"

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Firenze, 30 ottobre 2020 - C'è un allarme nell'allarme. Che desta fortissima preoccupazione nei pazienti, medici e amministratori pubblici. Il Covid uccide, il Covid contagia, ma indirettamente rende ancora fragili, indifesi, esposti a gravi pericoli le migliaia di malati cronici. Sta scritto nelle analisi del primo lockdown, è sottolineato nelle previsioni di questa seconda drammatica ondata autunnale. E con gli ospedali che si richiudono a riccio per curare i contagiati dal virus e seguire i casi più urgenti extra covid, si apre un'altra stagione di rinvii, attese, consulti difficili attraverso collegamenti web. Con il timore che la malattia non possa aspettare che tutto torni come prima o che andrà tutto bene. 

Lo scenario è descritto, nella sua estrema difficoltà, dall'Agenzia regionale di sanità toscana. Ecco cosa si legge nelle conclusioni dello studio portato avanti da Paolo Francesconi e Benedetta Bellini: "Gli assistiti affetti da condizioni croniche sono stati seguiti a livello territoriale con minore intensità nei primi cinque mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, con particolare riguardo all'assistenza specialistica e al follow-up diagnostico". La riduzione più contenuta dell'aderenza terapeutica è in parte attribuibile al sistema di ricette elettroniche attivato via sms all'inizio della pandemia: questo però ha portato, come voluto, ad una drastica diminuzione dei contatti fisici tra pazienti e medici di medicina generale; d'altra parte è probabile che sia venuto a mancare un dialogo fondamentale fra le due parti, si spiega dall'Ars Toscana.  Quando si parla di malati cronici si fa riferimento soprattutto a nefropatici che devono anche sottoporsi a dialisi, a cardiopatici, a malati tumorali. Ma anche malati di altre patologie come quelle oculistiche e respiratorie.

La diminuzione dei tassi di accesso al Pronto soccorso e di ricovero ospedaliero "non può essere interpretata come esito positivo di salute, piuttosto come una ridotta accessibilità ai servizi". Ed ecco il dato allarmante che emerge dall'analisi: "Sebbene il dato sia da confermare con un'osservazione più estesa nel tempo, nel primo pentamestre del 2020 si osserva già un aumento della mortalità prematura". Mortalità prematura: cioè chi è malato cronico è morto prima di quanto poteva seppur provato da patologie pesanti se non ci fosse stato il lockdown con le conseguenze sul sistema sanitario.

E ora? "L'attuale fase della pandemia vede un notevole aumento di nuovi casi: è quindi fondamentale che i servizi si organizzino per garantire sia le cure per i malati di Covid-19 sia la continuità di assistenza per i malati cronici. In caso contrario, il “rallentamento” della presa in carico per le cronicità si sommerebbe all'impatto diretto della pandemia sulla salute dei cittadini, con un esito fortemente negativo: le malattie croniche infatti rendono più suscettibili a forme gravi di Covid; viceversa è probabile che il CoViD-19 predisponga a peggioramenti di preesistenti condizioni croniche".

Gli specialisti di Medicina interna hanno lanciato l'allarme da giorni. E' stato lanciato l'appello dai medici della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), con una lettera alle Istituzioni a firma del presidente Antonello Pietrangelo nella quale si sottolinea la forte preoccupazione degli specialisti della Medicina Interna, che dall'inizio della pandemia stanno combattendo in prima linea la dura battaglia contro il Covid-19. "Oggi quanto temuto si sta purtroppo concretizzando: a differenza di quanto accaduto a marzo-aprile, alla curva epidemiologica in rapida crescita dei pazienti Covid si affianca ora quella fisiologica e stagionale dei pazienti cronici over 70, pluripatologici e fragili, non-Covid, che hanno ed avranno bisogno di accedere agli ospedali a causa di un aggravamento delle loro condizioni di salute legato all'inverno. I reparti di Medicina Interna nel periodo invernale sono da sempre affollati ed impegnati proprio a gestire pazienti anziani, fragili con multipatologie, ricoverati per polmonite. Questi reparti sono ormai già saturi". 

Per gli internisti, dunque, "è necessario agire con tempestività, riorganizzare il Sistema e arginare al più presto il sovraffollamento, la mancanza di posti letti e di personale medico ed infermieristico con competenza multispecialistica, internistica, per gestire contemporaneamente le due curve: il focus non deve essere il virus ma il paziente Covid o non Covid, la persona nella sua complessità e fragilità. È tempo di introdurre soluzioni concrete per non negare l'assistenza a nessuno, né ora né tra qualche settimana, quando entrambe le curve epidemiologiche metteranno seriamente a rischio la tenuta del Sistema Sanitario senza differenze regionali".

Il presidente Fadoi, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, Dario Manfellotto, ha spiegato anche l'altro giorno alla trasmissione Rai "Elisir" quanto sia preoccupante lo scenario che si sta concretizzando: "Non possiamo fermarci  nell'assistenza a tutti i malati cronici come a quelli colpiti dal Covid, il sistema sanitario deve fare i conti con il doppio binario dell'assistenza necessaria e fondamentale, non rinviabile. Le risposte devono essere efficaci e forti, risolutive". E Manfellotto ha chiesto con forza l'istituzione  di un coordinamento "nazionale per dire alle Regioni cosa fare", semmai anche di "una figura  unica, un commissario" che detti le linee guida applicabili sul territorio e dia certezze affinché il sistema sanitario nazionale tenga. Di fronte all'ondata Covid e alle esigenze dei malati cronici.