EMILIANO PELLEGRINI
Sport

Pirozzi: io e la Pantera

Lucchese Il trainer si racconta e spiega il suo "credo" .

Lucchese Il trainer si racconta e spiega il suo "credo" .

Lucchese Il trainer si racconta e spiega il suo "credo" .

Un Sergio Pirozzi a cuore aperto. L’allenatore nato a San Benedetto del Tronto 60 anni fa, al quale il "patron" Matteo Brunori ed il "dg" Andrea Gianni hanno affidato il delicato compito di ricostruire la Lucchese dalle… ceneri del quarto fallimento. Per provare a ridarle dignità ed un futuro che abbia come mèta il ritorno tra i professionisti.

Il Pirozzi uomo è uno che non conosce le mezze misure: è diretto, immediato. Nato in una famiglia normale, due figli. La figlia diciassettenne dopo il diploma ha scelto di fare la commessa; ed il maschio ha avviato da poco un’ azienda agricola. Pirozzi si è "fatto da solo", come si dice, coltivando due passioni: il calcio e la politica. Nel calcio è considerato uomo-squadra, uno che crede che, al di là dell’aspetto tecnico, sia importante creare gruppo.

Ecco, Pirozzi, a che punto è il processo di assemblaggio o di amalgama della Lucchese che ha iniziato la preparazione appena venti giorni fa e con parecchi giocatori che sono arrivarti alla spicciolata?

"E’ stato fatto un buon lavoro, con i ragazzi che, nonostante due allenamenti al giorno, non si sono mai lamentati. Siamo in una fase di reciproca conoscenza e voglio ringraziare la società per il grande sforzo che è stato compiuto per allestire l’organico che è vicino al suo completamento. Come siamo davvero ad un buon punto nel cosiddetto processo di amalgama che ritengo fondamentale in una squadra. Fare gruppo. E’ questo il primo obiettivo che mi sono prefissato. Poi viene tutto il resto, la parte tecnico-tattica; ma, prima di tutto, dobbiamo riuscire a formare una famiglia e siamo davvero ad un buon punto, perché ho trovato ragazzi disposti a seguire i miei consigli che sono quelli di un allenatore che ha alle spalle 670 panchine ufficiali, partendo dal basso".

Da dove?

"Ho iniziato allenando in Seconda categoria; poi sono arrivato ad allenare squadre importanti, accrescendo il bagaglio di esperienza e di conoscenza che ora cerco di mettere al servizio della Lucchese".

Che bilancio si sente di poter tracciare alla luce delle tre amichevoli?

"Decisamente positivo, anche se, ovviamente, possiamo sempre migliorare. Oggi stiamo bene così, anche se la società è vigile e pronta ad intervenire nel caso si prospettassero dei profili utili per alzare l’asticella e adatti al nostro progetto".

Dopo i primissimi giorni di ritiro Lei ha parlato di Lucchese "contadina". In quale senso?

"Ai ragazzi ho fatto questo paragone spiegando semplicemente che un contadino sa che, per avere dei frutti, deve lavorare sodo, deve preparare il terreno, lo deve seminare. Se questo concetto lo paragoni nella vita come nel calcio, devi sapere che, per ottenere i risultati, ci vogliono sacrificio, impegno, sapere che tipo di “seme” deve essere seminato. Ecco. La mia Lucchese deve cercare di essere sempre umile, di dare il massimo e capire quanto sia importante lo spirito di appartenenza alla maglia. Quella rossonera ha, oltretutto, alle spalle una storia ultracentenaria, con la Pantera che ha conosciuto anche i fasti della serie “A”. Certo, oggi il cosiddetto blasone non è più lucente come un tempo, ma Lucca e la Lucchese mantengono sempre un posto di primissimo piano nel pianeta calcio, oltreché un fascino per chi fa questo mestiere. Non ho alcuna difficoltà a dire a voce alta che in questo momento la panchina della Lucchese è il massimo al quale potessi aspirare. Sedere dove sono stati seduti allenatori di fama come Orrico, Fascetti e, addirittura, Lippi e Simoni, è per me un motivo di stimolo, di orgoglio. La sento come una grande sfida".

Senta Pirozzi: si sta avvicinando l’inizio del campionato. Quale ruolo ritiene che la Lucchese possa recitare?

"Se paragoniamo il campionato ad un gran premio di formula uno, essendo partiti in ritardo e praticamente da zero, oggettivamente oggi la Lucchese parte in seconda fila, rispetto alle favorite che sono Viareggio, Zenith e Massese. Ma, se il motore reggerà e se ci sarà grande partecipazione ed entusiasmo da parte di tutti, città e tifosi, nei confronti di questi ragazzi che portano indosso la maglia rossonera, può accadere che a vincere il gran premio sia la macchina partita in seconda o in terza fila...".

E, oggi, alle ore 17, la Pantera farà l’ultimo giro di prova al "Lungobisenzio", contro il Prato, a conclusione del ritiro.

Emiliano Pellegrini

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