Bruciata viva dall'ex, Russo: "Non volevo ucciderla, forse aveva la sigaretta accesa"

L'uomo in carcere accusato dell'omicidio di Vania Vannucchi avrebbe ammesso di averle gettato addosso la benzina ma non di aver appiccato le fiamme

Il luogo dell'aggressione (foto Alcide)

Il luogo dell'aggressione (foto Alcide)

Lucca, 3 agosto 2016 - "Le ho buttato la benzina per sporcarla, per imbrattarla. Ma non le ho dato fuoco. Solo dopo ho pensato che lei fumava: forse aveva la sigaretta accesa". È quanto ha detto secondo il suo difensore, l'avvocato Gianfelice Cesaretti, Pasquale Russo, in carcere da ieri per aver aggredito e poi dato fuoco a Vania Vannucchi, la donna morta questa mattina all'ospedale di Pisa.

Un'ipotesi che Russo, spiega ancora l'avvocato, ripeterà venerdì mattina al gip nell'interrogatorio di garanzia.

Intanto il legale spiega che l'uomo era in cura da qualche tempo per problemi "pschiatrici: aveva fatto varie visite mediche e credo prendesse dei farmaci". Proprio per questo l'avvocato Cesaretti chiederà una perizia pschiatrica.

Russo dunque ha ammesso di essere stato sul posto e di aver gettato anche benzina sulla donna.

Le prime ammissioni di Pasquale Russo, secondo quanto appreso, sarebbero arrivate nella tarda serata di ieri, prima del suo trasferimento in carcere, al termine del lungo interrogatorio in questura. Qui l'uomo sarebbe stato portato dagli agenti che lo avevano trovato nella sua abitazione ma solo dopo essere stato medicato dai sanitari del pronto soccorso per una bruciatura all'avambraccio destro. Una ferita che lui avrebbe giustificato con un "incidente" mentre svolgeva dei lavori in casa.