Teatro del Giglio-Puccini. E’ un coro di consensi alla proposta di Lazzarini: "Un omaggio doveroso"

Dal presidente di Confcommercio ad alcuni commercianti del centro, tutti d’accordo. Favorevole anche il maestro Gianfranco Cosmi, più critico l’architetto Pardini Cattani.

Teatro del Giglio-Puccini. E’ un coro di consensi alla proposta di Lazzarini: "Un omaggio doveroso"

Teatro del Giglio-Puccini. E’ un coro di consensi alla proposta di Lazzarini: "Un omaggio doveroso"

Sono molti i ”sì” che arrivano dalla cosidetta società civile all’idea lanciata dall’amministratore unico del teatro del Giglio, Giorgio Angelo Lazzarini, di modificare il nome del teatro aggiungendovi quello di Giacomo Puccini.

Tra le voci che abbiamo raccolto quella di Rodolfo Pasquini, presidente di Confcommercio. ”Sono favorevole sotto tanti punti di vista, finalmente qualcosa di concreto che possa durare nel tempo e rimanere al territorio che ha visto la sua nascita e l sua consacrazione. Sicuramente un percorso da valorizzare“.

Decisamente d’accordo con Lazzarini è anche il maestro Gianfranco Cosmi. "Anni addietro – dice – avevo tentato di proporre la stessa cosa che purtroppo non ebbe né consensi né seguito. Con buona pace dei Borboni, ho sempre ritenuto che al nostro più celebre compositore universalmente conosciuto spettasse ormai da tempo di essere un tutt’uno col teatro, come del resto è stato fatto in tanti teatri italiani che hanno avuto la fortuna di dare i natali a importanti compositori. Puccini non ha certo bisogno dei centenari per essere eseguito. La musica è un’arte che si ascolta, ci fa emozionare e gioire, ma una volta eseguita svanisce per poi rinascere e risorgere nella successiva esecuzione. Lasciamo dunque, dopo le celebrazioni, un segno tangibile e duraturo. Pertanto ben venga il nome di Puccini sulla facciata del nostro teatro. Ben venga (già da me proposto) una lapide commemorativa da apporre nel loggiato del Palazzo Pretorio con l’effige di tutti gli antenati del maestro. Non è forse – aggiunge ancora Cosmi – un altro punto di orgoglio per noi lucchesi avere una dinastia di musicisti che non ha eguali, eccetto i Bach, nel mondo? E, visto che sto scrivendo, dovremmo una volta per tutte finirla con la telenovela del Caffè Di Simo. È mai possibile che una città come la nostra, raccogliendo tutte le sue energie, non riesca a risolvere i problemi che ne determinano la chiusura? Tutte queste questioni, certo non facili da realizzare, con una decisa volontà potrebbero essere risolte. Non lasciamo che dopo questo centenario si torni a vivacchiare con il solito tran-tran, o aspettando magari le prossime future celebrazioni".

Tra i favorevoli anche Piero Pacini, titolare dell’omonima gelaria di via Roma. ”Per quanto mi riguarda avremmo dovuto pensarci già qualche decennio fa – dice - Sono pienamente d’accordo con quanto affermato dalla dottoressa Lodovica Giorgi, nell’articolo uscito ieri, non deve essere una scelta fine a se stessa, ma con un’idea di crescita e tanto orgoglio, quello che rende fieri i lucchesi nel mondo. Io con la mia gelateria sono molto legato alla figura di Puccini e di tutta la cultura musicale della città, quindi non potrei essere che felice di questo cambiamento”.

Sembra quasi, che questa decisione i lucchesi la aspettassero da un po’. Come viene confermato parlando con alcuni dei commercianti storici del centro.

"E’ una scelta quasi inevitabile, Puccini è sempre stato uno dei personaggi più onorati dalla città – dicono alla pasticceria Taddeucci – anche se ne abbiamo molti altri che andrebbero ricordati più spesso. Per quanto riguarda il nome del Teatro, gli renderebbe grande omaggio, del resto è un lucchese di nascita e ancora nessuno ha pensato di dedicargli il teatro della sua città, dove ogni stagione le sue opere vanno in scena".

Già, forse questo non cambia la rilevanza del personaggio in città, ma dare il suo nome al teatro che frequentava e nella città in cui ha vissuto non è da poco.

"Dedicarlo a Puccini richiede grandi responsabilità - dicono dalla gioielleria Marchi - Starebbe a significare anche più dedizione al Maestro e magari chissà, un ampliamento del teatro. Ad ogni modo è curioso che ci abbiano pensato solo nell’anno delle celebrazioni pucciniane e non già anni fa". Le celebrazioni nell’anno del centenario dalla morte di Giacomo Puccini, hanno sicuramente risvegliato un sentimento di appartenenza al maestro, certo è che, non dovrebbe essere una priorità della politica.

"Il dibattito sul cambio del nome al Teatro del Giglio e’ finalmente una discussione culturale che poco appartiene alla città e che da lo spunto per guardare indietro alla storia - dice Gina Truglio della libreria Ubik - Il nome gli fu dato dalla sovrana Maria Luisa, non vedo perché adesso con la storia musicale della nostra città, non si debba intitolare a lui il Teatro e di conseguenza l’omonima piazza. Alla proposta del presidente Giorgio Lazzarini va tutto il mio consenso".

Più critico, invece, l’architettto Claudio Pardini Cattani. ”Non è certo la toponomastica che fa la differenza – spiega – bensì azioni specifiche, tra cui mi permetto di sottolineare, il recupero dei ‘Luoghi del Maestro‘, tra cui la villa che gli appartenne a Chiatri e il percorso delle “Valli Lunghe” a cui sono legati tanti momenti di vita del Maestro. Il cambiamento del nome al teatro, a mio avviso, sta producendo tanto fumo e niente arrosto, per nascondere l’inadeguatezza di chi sta malamente gestendo, a mio parere, il centenario della morte di Puccini. La villa di Puccini a Chiatri, dove Puccini ha vissuto e composto alcune sue opere, per esempio, è stata dimenticata, quando poteva/può, essere acquisita e riportata all’antico splendore, ricomponendo un itinerario testimoniale, fruibile, delle “ville e residenze di Puccini” che spazia da Lucca, Celle, Chiatri, Torre del Lago. Anche la via delle ‘Valli Lunghe‘, che Puccini percorreva da Farneta a Chiatri, per raggiungere la sua residenza, con il calesse, tra l’altro di notevole interesse paesaggistico, è da anni interrotta. Invece di cambiare nomi sarebbe stato/è opportuno ridare vita ai “luoghi del maestro”, quelli che lo hanno visto artefice della sua arte. Recuperandoli“.

Rebecca Graziano