"Sei una secchiona". Alunna perseguitata durante la didattica a distanza

Insulti ’live’ a professori e studentessa: i genitori vanno dalla Postale. Indagati almeno cinque minorenni, raffica di sospensioni

La vittima veniva offesa durante le lezioni e nella chat di WhatsApp di classe (Archivio)

La vittima veniva offesa durante le lezioni e nella chat di WhatsApp di classe (Archivio)

Lucca, 28 gennaio 2021 - "Sei solo una secchiona". Oppure: "Che sapore ha il c... della professoressa?". E giù con gli insulti. Parole al veleno che poi, nel corso delle settimane, sono diventate sempre più pesanti. Fino a portare una studentessa lucchese del polo Machiavelli-Civitali-Paladini, a pensare addirittura di cambiare scuola. Ma soprattutto i suoi genitori a presentare una denuncia alla Polizia Postale. Gli agenti, dopo un’indagine durata qualche settimana coordinata dalla Procura dei Minori di Firenze diretta dal procuratore Antonio Sangermano, hanno denunciato alcuni minorenni, almeno cinque, sopratutto ragazzine. I fatti sono avvenuti in un liceo dell’istituto comprensivo tra gennaio e giugno del 2020. Buona parte in pieno lockdown. Eppure il fenomeno del bullismo ha trovato lo stesso terreno fertile per fiorire.

Le offese, infatti, in base a quanto ricostruito dagli agenti, sarebbero germogliate a gennaio, ma si sono intensificate proprio durante le sessioni di didattica a distanza di una classe dell’istituto comprensivo. E sarebbero state scagliate nonostante la presenza dei professori, seppur in video. La ’colpa’ della vittima? Avere un alto rendimento scolastico e tanta passione per lo studio. Quella passione che, a volte, la portava a fare delle domande ai docenti per approfondire gli argomenti o saperne di più. Tanto è valso a farla bollare da alcuni dei compagni come “secchiona“. La sua passione avrebbe fatto innervosire alcuni compagni di classe, sia maschi che femmine. E lì è stata presa di mira. Prima da una compagna e basta, poi anche da altri con attacchi e commenti anche in live durante le lezioni.

Attacchi , hanno ricostruito le indagini, anche molto pesanti e diretti, in grado di mettere in crisi la vittima. Ma gli insulti sarebbero proseguiti anche oltre. Stavolta nella chat WhatsApp di classe dove non erano presenti né genitori, né insegnanti. Provocazioni e offese che avrebbero creato una gabbia sempre più stretta sulla pelle della studentessa.

La ragazzina , alla fine, ha ceduto pensando di cambiare scuola pur di porre fine all’incubo. Le offese, messe nero su bianco nella chat, sono state rivolte anche ad alcuni insegnanti della classe. Nel frattempo i genitori della ragazzina sono venuti a conoscenza della situazione e, dopo essersi rivolti alla scuola, hanno sporto denuncia alla Polizia Postale. Gli agenti hanno rintracciato gli autori e li hanno segnalati alla Procura dei Minori. Il caso, con l’inizio del nuovo anno scolastico, sembra essersi risolto. La scuola, da parte sua, ha proceduto a sospendere o punire buona parte dei responsabili. Ma nei mesi di didattica a distanza, questo non è stato l’unico caso.

In tutto le denunce nel precedente anno scolastico caratterizzato dalla didattica a distanza, sono state almeno tre per casi di bullismo digitale in classe. Gli autori, in tutto, sono una decina di studenti tra ragazzine e ragazzini. La posizione di uno di loro, diventato maggiorenne, durante le indagini, è stata stralciata e affidata alla Procura di Lucca. Due denunce sono state ritirate poi dagli autori, dopo l’intervento della scuola scesa in campo con sospensioni, rimproveri e provvedimenti disciplinari. I sospesi, in totale, sono stati quasi dieci. Ma in un caso, quello appena raccontato, le stangate della scuola non sono bastate. Così i genitori della studentessa sono ricorsi alla Postale. E qui sono scese in campo le forze dell’ordine. In difesa di una giovane vita, la cui unica colpa, era quella di fare il suo dovere. E farlo bene.  

Claudio Capanni