REDAZIONE LUCCA

Ritorno di fiamma sul cantiere, operaio ustionato. Non fu colpa di Gesam

Nessun difetto di fabbrica né violazione della sicurezza, il fatto non sussiste: assolti il direttore e il costruttore del macchinario

LUCCA

Il fatto non sussiste. Non c’è responsabilità di terzi nell’incidente sul lavoro, avvenuto a luglio del 2017, nel quale rimase gravemente ustionato un operaio dopo un ritorno di fiamma. Così stabilisce la sentenza del tribunale di Lucca arrivata lunedì pomeriggio. La vicenda giudiziaria era iniziata a gennaio scorso, quasi un anno fa, quando sul banco degli imputati erano finiti Fabio Vantaggiato, in qualità di direttore di Gesarm, e il titolare dell’azienda costruttrice del macchinario utilizzato nei lavori in questione, Roberto Ravetti, con l’accusa di lesioni colpose aggravate dalla violazione delle normative anti-infortunistiche. Il dipendente, 50enne, insieme ad altri colleghi stava lavorando su una tubatura del gas a San Concordio, tra via Urbiciani e via Consani per essere precisi, quando è stato colpito da una fiammata, riportando serie ustioni che gli sono valse 143 giorni di stop. Secondo l’accusa l’attrezzatura utilizzata non era idonea a garantire la sicurezza sul lavoro.

Per la difesa, invece, non c’era nessun tipo di responsabilità da parte degli imputati: le attrezzature fornite erano adeguate e ad aver causato l’incidente era stato un errore umano.

Ma facciamo un passo indietro, a quel 17 luglio di cinque anni fa. Erano circa le 17 di un caldo pomeriggio estivo. Alcuni operai della Gesam erano impegnati in un cantiere in San Concordio, per un intervento sulla tubatura del gas. Uno di loro viene colpito da un improvviso ritorno di fiamma e riporta ustioni gravi sul 40% del corpo, per le quali verrà trasportato d’urgenza con l’elicottero "Pegaso" al centro grandi ustionati di Cisanello. Insieme a lui, ma in maniera minore, rimane ustionato anche un collega che si trovava nelle vicinanze, a sua volta trasportato all’ospedale San Luca con bruciature più lievi. Una delle transenne di plastica utilizzate per delimitare il cantiere, viene interamente fusa dal calore sprigionato dalla fiammata. Allarmati dai colleghi indenni, intervengono i vigili del fuoco, i carabinieri, un’ambulanza della Croce verde e la polizia municipale. Fin da una prima ricostruzione dei fatti, l’attenzione si è concentrata su una valvola del gas, che al momento dell’intervento avrebbe dovuto essere chiusa.

Secondo l’accusa l’incidente era da addebitare a un difetto del macchinario. Mentre per la difesa non erano state rispettate appieno le procedure da parte di chi era al lavoro. Eppure tutti gli operai erano formati per quel tipo di intervento, soprattutto il diretto interessato, dipendente della Gesam dal 2003. Nel corso del processo sono stati sentiti i colleghi, presenti sul cantiere quel giorno, e analizzata la consulenza tecnica relativa al macchinario e alle procedure. Elementi che hanno fatto protendere per l’assoluzione anche il pm in aula, nella sua richiesta. Decisamente accolta dal giudice monocratico Gianluca Massaro che ha appunto eslcuso profili di colpa, il macchinario era quindi conforme, e assolto sia Vantaggiato che Ravetti, difesi rispettivamente dalle avvocatesse Lodovica Giorgi e Patrizia Mantelli, perché il fatto non sussiste.

Teresa Scarcella