
di Daniele Masseglia
Un secolo fa era prassi vedere la gente di Solaio ritrovarsi al lavatoio, sulla strada principale del paese, con ceste piene di alimenti e vestiti da passare sotto l’acqua. Utile ma anche buonissima visto che sgorgava, e lo fa tuttora, dalla soprastante sorgente “della Fontana fredda“, lungo l’odierna via Fondicacce, antica mulattiera che conduce a Capriglia. Una tradizione bruscamente interrotta negli anni ‘60, ma dicono che la vita sia una ruota che gira. A farla girare, su questo angolo di paradiso, è stato Marco Rivieri, autodidatta tuttofare che dopo aver girovagato per motivi di lavoro è tornato a Solaio 20 anni fa e oggi si gode la pensione dedicandosi al suo adorato borgo.
Il risultato è la cerimonia organizzata dal Comune venerdì alle 16 con l’inaugurazione dei nuovi lavatoi. Più che restaurati, sono stati fatti ex novo da Mancini, a cui si devono l’idea, il progetto e la realizzazione. Con la contrada Antichi Feudi, in primis il presidente Gianfranco Biagi, a fare da trait d’union e il Comune che ha finanziato l’opera per un costo che si aggira sui 5mila euro. "L’idea – racconta Mancini – mi è balenata quando sono tornato a Solaio e mi è cascato l’occhio su quel vano in abbandono. In pratica dei lavatoi erano rimasto solo il muro perimetrale, la statuetta della Madonna e la vaschetta, semi coperta dal cemento, da cui sgorga acqua potabile e che ho ripristinato. Le pareti erano piene di muschio, umidità e rampicanti. Parlando con la gente del posto ho appreso che lì una volta c’erano delle pozze, col tempo rimosse insieme al tetto in quanto pericolante". Per Mancini presentare il progetto al Comune non è stato facile, basta contare quante amministrazioni si sono succedute. Fino al via libera arrivato lo scorso maggio: Mancini ha fatto tutto da sé, rifornendosi di materiali alla “Comid“ di Querceta (convenzionata con il Comune) e realizzando, in pratica, i lavatoi da zero: tetto, pavimentazione in piastroni, la trave ricavata da un vecchio castagno trovato in terra nel bosco e le due vasche, impermeabilizzate, con l’interno in mattoni e l’esterno con sassi a vista. Nei circa 20 metri quadrati della struttura è stata lasciata, dopo il restauro, una vecchia panchina, colorata di rosso come messaggio contro la violenza alle donne. "Ci sono voluti quattro mesi di lavoro, dalle 6 alle 11.30 – conclude – perché poi ci batteva il sole. Questa non è solo una memoria storica ma anche un punto di ritrovo, toccasana in estate per i tanti turisti e artisti, anche stranieri, che frequentano Solaio. Chissà, col caro-bollette magari qualcuno userà le vasche al posto della lavatrice".