Nessuna molestia alle sue alunne. Il gup proscioglie il professore

Scagionato docente 50enne di scuola media. «La fine di un incubo»

Tribunale

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Lucca, 28 febbraio 2018 - Nessun reato, niente che potesse giustificare lo svolgimento di un processo penale. Così il gup Antonia Aracri ieri mattina ha prosciolto da ogni accusa un insegnante cinquantenne lucchese al quale la procura aveva contestato il reato di atti sessuali nei confronti di tre studentesse di una scuola media cittadina. «Non luogo a procedere perché i fatti non sussistono», dunque, e completa riabilitazione per il docente finito a lungo nel mirino. Per lui «la fine di un incubo», dato che il professore, difeso dall'avvocato Laura Silvestri, si era sempre dichiarato totalmente estraneo a quegli episodi contestati, rivelatisi dunque privi di concretezza alcuna. 

I fatti risalgono al 2015 ed erano avvenuti in una scuola media cittadina. L’indagine della Procura, affidata alla polizia giudiziaria, era scattata in seguito alla segnalazione proveniente dal dirigente scolastico dell’istituto. Accuse basate su interpretazioni di alcune «attenzioni», che sarebbero state però ampiamente fraintese e ingigantite. 

Il docente era accusato di aver mostrato in occasioni attenzioni di natura sessuale nei confronti di tre studentesse quattordicenni, facendo commenti sul loro aspetto fisico o fissandole insistentemente in alcune parti del corpo. In talune circostanze, gli veniva contestato, avrebbe messo le mani sui fianchi e sulla vita delle studentesse. Gesti privi di malizia, aveva sempre ribattuto il professore, che aveva anche negato però ogni tipo di contatto fisico con le stesse allieve.  

Una prima richiesta di rinvio a giudizio era stata archiviata dal gip Nerucci, sostenendo che i fatti non avevano alcuna rilevanza penale, ma la Procura aveva deciso lo stesso di andare avanti chiedendone di nuovo il rinvio a giudizio, basandosi soprattutto sulla segnalazione della scuola e sulle testimonianze messe a verbale dalle alunne. Uno dei nodi fondamentali emersi dalle carte processuali sono state però alla fine proprio le testimonianze delle tre studentesse, risultate contraddittorie e persino concordate reciprocamente per ingigantire episodi che non avevano alcunché di morboso. Inattendibili, dunque. 

A farne le spese, per oltre due anni di accertamenti giudiziari, un docente stimato che si è trovato catapultato in un «tritacarne» anche mediatico, sebbene la stampa ne abbia sempre omesso il nome a scopo prudenziale. Ora la parola fine a questo incubo. Le molestie non ci sono mai state. E forse gli dobbiamo anche noi delle scuse.