Morte di Michele Fanini: 4 medici nei guai

La Procura procede con l’imputazione coatta dopo la decisione del gip. Ipotesi di negligenza a carico dei professionisti

Migration

Quattro medici dovranno comparire davanti al giudice per rispondere dell’imputazione di omicidio colposo in relazione al decesso di Michele Fanini, morto all’ospedale San Luca il 4 novembre 2019, a 74 anni. L’udienza davanti al gup Simone Silvestri è fissata per il 12 ottobre e vedrà alla sbarra il dottor Massimo Aquilini, urologo, il dottor Fabio Tori, urologo, la dottoressa Valentina Vigo, nefrologa e il dottor Stefano Vannucci, radiologo di una struttura privata.

A questa decisione si è arrivati dopo che il gip Alessandro Trinci aveva accolto l’istanza di opposizione a una prima richiesta di archiviazione della Procura e disposto l’imputazione coatta nei confronti dei quattro indagati che presero in cura il paziente.

Michele Fanini era ricoverato al San Luca da alcuni giorni per problemi alla minzione ed era in attesa di essere sottoposto a un’operazione chirurgica, quando era stato trovato privo di vita nel letto. Le indagini della Procura, dirette dal pm Enrico Corucci, erano scattate in seguito a un esposto presentato dal figlio Lorenzo e dai fratelli Ivano, Pietro e Brunello (famiglia conosciutissima nel mondo del ciclismo) assistiti dagli avvocati Alberto e Fiorenzo Alessi di Rimini. Chiedevano di fare luce sul decesso e sulle cure prestate al familiare. I quattro medici erano così finiti nel mirino con l’accusa di omicidio colposo per colpa medica. La Procura, però, a ottobre 2020 aveva chiesto l’archiviazione basandosi sulle perizie effettuate da due consulenti incaricati, un medico legale e un chirurgo vascolare, i quali erano stati concordi nell’escludere ogni tipo di responsabilità medica. Conclusione che però non ha mai convinto i familiari di Fanini che, tramite i loro legali, si sono subito opposti presentando a loro volta ulteriori perizie. I consulenti dell’accusa hanno sollevato forti dubbi sulla diagnosi e sul conseguente trattamento.

Secondo loro Michele Fanini, giunto in pronto soccorso al San Luca con un blocco urinario, sarebbe stato trattato come paziente urologico senza che venissero considerati dai medici i due aneurismi che Fanini aveva da tempo all’inguine destro e sinistro, emersi dall’ecografia e grandi ben oltre il limite.

Una sospetta colpa medica, secondo la famiglia Fanini, un decesso che nessun medico avrebbe potuto evitare o prevedere, secondo la difesa e per le perizie della Procura che aveva chiesto l’archiviazione. Il gup Trinci, però, alla luce del disaccordo fra consulenti, aveva ritenuto opportuno il vaglio dibattimentale. Adesso l’imputazione coatta e la nuova udienza preliminare. In quella sede la famiglia Fanini si costituirà parte civile.