Mais e grano ora ritornano a casa 1.200 ettari per renderci autonomi

Le aziende agricole di Piana e Garfagnana ‘chiamate‘ a intensificare le coltivazioni per l’autosufficienza. Elmi (Coldiretti): “Fieri del risultato, una battaglia che restituirà ossigeno e benessere a chilometro zero“

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Mais e grano tornano a casa, tra le braccia dei nostri agricoltori. La guerra ci fa capire quanto sia importante renderci autonomi con effetti immediatamente benefici a chilometro zero, sulle nostre campagne. Gli agricoltori della lucchesia da oggi potranno infatti coltivare 1.200 ettari di terreni a riposo.

E’ arrivato il via libera dell’Unione Europea ad una delle misure richieste da Coldiretti per fronteggiare la crisi per la guerra in Ucraina con la messa a coltivazione di ulteriori quattro milioni di ettari nella Ue, 60 mila nella sola Toscana, per ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi, che sta mettendo in difficoltà la capacità di approvvigionamento in Italia e nell’Unione Europea. “Un risultato importante nell’ottica dell’autosufficienza alimentare da perseguire sia a livello economico, nutrizionale e di sicurezza per la nostra salute – sottolinea il presidente di Coldiretti Lucca, Andrea Elmi –. I contributi delle quote pac, politica agricola comune, adesso abbracciano anche questa bella opportunità: si possono coltivare 1.200 ettari a riposo, in deroga alla turnazione in atto in particolare per le aziende cerearicole. Per gli agricoltori che risponderanno positivamente si attiva il contributo che è strategico, non certo un’elemosina. Si tratta di circa 300 euro a ettaro anche se attualmente la cifra è in fase di rivalutazione“.

“Siamo fieri di questo lieto fine che dimostra la prontezza di analisi della situazione da parte di Coldiretti, ed è bene che ci sia stata una risposta immediata proprio in un momento in cui le nostre aziende agricole stanno soffrendo moltissimo – evidenzia Elmi –. Sono alle prese con un caro prezzi assurdo sul fronte dei mangimi per il bestiame, soprattutto mais, in ordine al 160%, con il timore della difficoltà di reperimento. E piove sul bagnato: l’allevamento bovino è in crisi anche nella nostra provincia dove da due anni non si ritira più latte. Gli allevatori riescono a piazzarlo a 36 centesimi al litro circa, contro i 46 che sarebbe il prezzo minimo d’obbligo. E credo di aver detto tutto“.

Le stime di Coldiretti Lucca sono drammatiche: una azienda agricola su tre è costretta a tagliare i raccolti o a razionare il cibo a mucche, asini e polli: “Le misure adottate sono importanti per invertire la rotta e non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti“. Non è l’unico risultato ottenuto: c’è il credito di imposta del 20% sulla spesa per i carburanti, i fondi per lo sviluppo delle imprese agricole, la sostituzione dei fertilizzanti chimici con il digestato ( ottenuto dalla digestione anaerobica di sostanze e materiali da soli o in miscela), la rinegoziazione di mutui agrrari. Si riparte, anche, da qui.

Laura Sartini