
Gli scavi in piazza del Giglio
Lucca, 25 gennaio 2024 – Quello che eravamo ora riappare ai nostri occhi, grazie allo scavo per la ripavimentazione di Piazza del Giglio. Un quartiere medievale di un’estensione mai apprezzabile come ora. Riaffiorò flebilmente durante i lavori nel 2001 ma oggi il quadro è più completo e nitido grazie al puntuale e certosino intervento nell’area del cantiere da parte del team degli archeologi della Soprintendenza, con le dottoresse Elisabetta Abela, Neva Chiarenza e Chiara Condoluci.
Ieri pomeriggio il sopralluogo congiunto insieme all’assessore ai lavori pubblici Nicola Buchignani e ai tecnici del Comune, per mettere in chiarezza quanto il passato può andare d’accordo con presente e futuro. “Il pozzo più vicino all’Hotel Grand Universe finora è senz’altro l’elemento di maggior interesse ma tutto ciò che sta riaffiorando – dichiara l’archeologa Abela – è testimonianza visibile di un quartiere che forse, è un’ipotesi, fu abbattuto nell’epoca di Castruccio Castracani. Stiamo parlando del Medioevo, e di un isolato del 1200 circa. Ce n’era uno anche in piazza Napoleone prima dei lavori di Elisa Baciocchi, in quel caso cancellato molto più avanti nel tempo“. Si distinguono i muri delle antiche case dei lucchesi, di cui non c’è traccia in nessuna cartografia della città.
“Sono case piccole, con i muri costruiti in ciottoli ma legati con malta, quindi niente di improvvisato o raffazzonato – sottolinea la dottoressa Chiarenza –. I nostri antenati avevano nozione di causa nel costruire“. E’ emerso anche un tratto di pavimentazione che potrebbe essere una strada, e un altro pozzo nella zona vicino al Bar Astra.
“Stiamo raccogliendo tutte le indicazioni, le foto, i dati, grazie anche alla perfetta collaborazione con il cantiere e con il Comune che ci permette di fare i sondaggi necessari senza tensioni nè attese. Aggiungeremo le informazioni avvalendoci della tecnologia sulle piantine che già abbiamo e che ci consentono di rappresentare la stratificazione dei manufatti nel corso del tempo. Appena messo tutto a sistema – informano le archeologhe – pubblicheremo un articolo scientifico“. L’intenzione è di catturare ogni immagine e informazione lasciando procedere il cantiere, senza impiego di lastre di vetro per la visibilità dei manufatti. “La lastra crea un microclima che in realtà deteriora i reperti. Non è consigliabile neanche nel caso di ritrovamenti particolarmente preziosi“.