"L’archivio di famiglia è una vera miniera d’oro"

Sabato la presentazione del terzo volume dell’“Epistolario” dove si svela l’identità della giovane amante piemontese e molto altro

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Ci avviciniamo a grandi passi al centenario della morte di Giacomo Puccini: la sua fama internazionale gode di buona salute?

"A giudicare dai cartelloni, ottima. In passato, è vero, Puccini è stato un autore più amato che rispettato; ma per la ‘salute’ delle sue opere, se non della sua fama, questo non è stato un male. Esistono due testimonianze, persino commoventi – una dedica su uno spartito e una lettera – di come Turandot, nella coscienza di Schönberg e Berg, si confondesse con i sentimenti privati verso le rispettive signore. Entrambi ammiravano Puccini, ma neppure per loro la stima si chiudeva nel bozzolo del rispetto. Quanto al centenario, il sedicente ‘Doge‘ era sì un gran guascone, ma anche un timido: amava comporre di notte e darsi alla macchia nel lago. Quando subì due mesi di festeggiamenti in Sud America, tornò a Torre stravolto. Si dice che questa volta non presenzierà, ma suggerirei ugualmente di tenerne conto".

A che punto sono gli studi pucciniani in Italia e all’estero?

A un punto di ripartenza. Si sono finalmente aperti cassoni e casseforti, e a un secolo di distanza si riscrive la storia. Lettere, documenti, foto; persino filmati. Senza dire delle pagine di musica, abbozzata o finita. L’archivio di famiglia a Villa Puccini è una miniera d’oro. È strano: sembra un regalo a distanza. Attenzione soltanto a non perdere di vista i limiti, pratici e concettuali, del pur fondamentale approccio storico-filologico".

Si avverte la sensazione che Puccini sia un personaggio molto più complesso rispetto all’immagine comune, un personaggio per molteplici aspetti ancora tutto da scoprire.

"Torniamo al ruolo dell’interpretazione, anche e soprattutto musicale. Non c’è dubbio che la musica di Puccini si riconosca all’impronta: come si riconoscono i tratti di un volto. Ma quando ho provato a chiedere che cosa renda tanto riconoscibile la sua arte (come lo sono, per inciso, lo stile delle sue lettere e la sua stessa grafia) non ho trovato grandi risposte. Quindi alla sua domanda risponderei che sì, Puccini è un autore ancora tutto da scoprire nonostante lo si conosca ‘pur troppo‘".

Quale ‘lezione’ oggi possiamo trarre dall’opera di Puccini?

"La messa in questione di alcune categorie critiche. Ma anche la necessità di guardare al mondo dal suo interno. Verdi sentiva con forza le passioni dei suoi personaggi, ma se ne poneva nel contempo al di fuori: il suo sguardo era fermo e lucido. Quando invece Puccini mette in scena (mi limito all’esempio facile) il fenomeno della colonizzazione culturale, ce lo presenta in “soggettiva”: vissuto da dentro la psiche di ButterflyCio-Cio-San".