Non fu una delle tante. Non una semplice dama di compagnia, ma una prima donna-torre nel variegato panorama del contado lucchese. Rispetto alle altre simili, era stata investita di un ruolo particolare, grazie alla sua posizione strategica da cui dominava gran parte del territorio dello Stato lucchese. Non era la più alta di tutte, ma tra quelle che si vedevano meglio e che garantivano piena visibilità da ogni lato.
L’antica Torre di Brancoli ha svolto a pieno la sua funzione militare per almeno due secoli, prima di essere accantonata, rimanendo a stretto contatto visivo con la Torre di Palazzo, quella del Bargiglio, di Vecoli, Nozzano e Porcari. Ma più che render conto agli anni, dovette fare i conti con l’evoluzione delle armi da fuoco che la resero inutile. Infatti a fine Settecento, l’instabilità politica aveva dato il colpo di grazia all’ingegnoso, ma ormai “superato“ sistema di comunicazioni che per più di due secoli aveva garantito a Lucca la sicurezza della città, permettendole sempre di farsi trovare pronta ad ogni assalto dei nemici.
L’"occhio" lungo di Lucca su queste cime collinari consentiva di creare una fitta rete di comunicazione tra la torre di Palazzo nel cuore della città con le torri fatte edificare nei punti più strategici del territorio che potevano tenere sotto controllo i confini e avvertire del pericolo con largo anticipo i lucchesi con segnali di fumo o di fuoco. In questo sistema, la cima della brancoleria fu destinata a fare da sentinella ai sonni tranquilli dei lucchesi. Bastava un suo segnale che dalla campagna, fin dalle terre più lontane del contado, si sarebbe mossa la milizia lucchese, a difesa della città. Una torre cilindrica molto alta, di circa di sedici metri di diametro che, a causa di mura spesse, lasciava un ambiente vivibile all’interno di poco più di dieci metri quadri, destinato ad ospitare una grande cisterna d’acqua, un piccolo magazzino dove tenere armi e cibo e un giaciglio per la guardia.
A sorvegliarla, infatti, erano destinati solo due militi che si sarebbero alternati di giorno e di notte con l’ordine di sparare a vista a chi si fosse avvicinato a meno di cento passi dalla torre. La Torre di Brancoli segnalava con la Torre di Palazzo, il terminale delle comunicazioni, distante undici chilometri in linea d’aria e rappresentava uno dei due testimoni della torre del Bargiglio che, insieme a quella di Treppigiana, doveva confermare il messaggio da essa inviato, per dare la certezza che non fosse caduta in mani nemiche.
Ma con l’arrivo dei napoleonidi, le sue esigenze difensive decaddero e la Torre fu abbandonata e lasciata al degrado, devastata dalle intemperie e dai fulmini che ne fecero crollare la parte più alta, lasciando solo dei muri o delle rovine alte poco più di 4 metri. Per questo, quando il papa Leone XIII lanciò il suo proclama ad inizio Novecento, i lucchesi furono ben felici di togliere quei resti e ridare nuova vita a quella cima che dominando la diocesi lucchese fu dedicata al Cristo Redentore e per questo alla torre militare, prese posto la Croce dei cristiani, della fede, ospitando fin dal 1901 e nonostante tutte le vicissitudini successive, la famosa e ormai cara ai lucchesi, Croce di Brancoli.