La storia di Gelsomino, salvato dalla strada

È stata una ragazza a trovarlo. Il gattino aveva ferite e bruciature su tutto il corpo, i veterinari escludono che si tratti di sevizie umane

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Lo hanno chiamato Gelsomino, perché quel fiore in certe culture è sinonimo di speranza. In questo caso la speranza è quella di salvare un povero gatto di colore nero, con le zampine bianche che risaltano quasi fossero piccole "scarpine", che è stato accudito ad Altopascio da una ragazza dal cuore d’oro. Le sue condizioni erano quasi disperate. Ferite ampie sul dorso, sotto il collo, con la pelle viva che gli provoca sofferenza e che è costata al felino una infezione. Alla povera bestia sono state anche tagliate una parte delle vibrisse, i classici baffoni dei mici. All’ambulatorio Veterinario del Morianese lo stanno curando: "Quando è arrivato da noi lo avevano già visto altri colleghi, ma analizzando le lacerazioni della pelle sembra si tratti di morsi di altri animali – spiega la dottoressa Iolanda Micchi, - forse ha combattuto, magari si è rifugiato in un motore troppo caldo ma dovrebbero essere escluse le sevizie umane. Comunque reagisce alle terapie, lotta, può farcela".

In questa storia c’è da sottolineare l’altruismo e la bontà d’animo di chi ha adottato il felino. Sì, perché fare la convalescenza, se così possiamo definirla, al gattile o in una casa calda ed accogliente, è senza dubbio molto diverso. La ragazza di Altopascio che lo sta amorevolmente curando, con le medicazioni quotidiane, ogni giorno lo riporta all’ambulatorio di Monte San Quirico per i controlli necessari. Purtroppo il micio non è ancora fuori pericolo, i medici valuteranno come proseguire le cure: l’animale intanto deve riprendere peso e stabilizzarsi, anche se sembra reagire bene. Forza Gelsomino, tutti ad Altopascio fanno il tifo per te.

Massimo Stefanini