REDAZIONE LUCCA

Infermieri e oss pendolari no-stop "L’Asl non sblocca la mobilità"

Costretti a far la spola da Lucca a Bologna e a sobbarcarsi oltre 2 ore di viaggio, in più le spese

La mobilità Asl Toscana Nord Ovest va in congelatore. E così il personale sanitario resta “pendolare“, costretto a lunghe e dispendiose trasferte. Succede anche ad alcuni operatori lucchesi destinati da tre anni a Bologna. “Siamo entrati con il concorso e poi, da prassi, avremmo dovuto accedere alle liste di mobilità per aprirci un varco al riavvicinamento. Invece – spiegano – è stato tutto bloccato. Questo vuol dire ogni giorno, da tre anni o più, sobbarcarci almeno due ore e mezzo di treno per la tratta Lucca-Prato e poi il cambio per Bologna. La famiglia la vediamo da lontano, figli compresi. Finchè la pandemia imperava potevi capire, adesso almeno vorremmo sapere che fine ci faranno fare. Invece è dall’estate dello scorso anno che non si hanno più notizie della graduatoria di mobilità dell’Asl Toscana Nord Ovest: non è un problema così grande, in tutta l’Asl di area vasta siamo iscritti appena in 82, non mille. Situazioni che si potrebbero risolvere con facilità“. Per i dipendenti non c’è rimborso per le trasferte, e neanche il tempo perso sui treni o sull’autostrada, ovviamente, te lo può rendere nessuno.

“Siamo passati da essere angeli, eroi a essere dimenticati. Eppure i sacrifici che abbiamo fatto in questi tre anni lo sappiamo solo noi. Questa non è vita, lontano dalle nostre famiglie e dai nostri figli a oltranza“. A rendere più neri gli scenari c’è anche una voce che “gira“. “Si dice che interinali e personale a tempo determinato saranno rinnovati, e noi? I giornali scrivono della carenza di personale negli ospedali ma noi che siamo stati assunti con regolare concorso non ci chiamano. Ci lasciano a impazzire tra un treno e l’altro, quando si arriva al lavoro siamo già stanchi, con un lungo viaggio addosso e poche ore di sonno“.

“Non è possibile in tempi come questi pensare di rinunciare al lavoro statale – dicono gli operatori sanitari –, quello che chiediamo è solo di tentare di recuperare un po’ di vita e di serenità, magari, chissà, restituendo più efficienza sul luogo di lavoro. In una parola sbloccare le graduatorie della mobilità“.

L.S.