L'Europa dice sì al progetto dell'impianto di carbonizzazione

Annuncio dell'azienda Creo: arrivato il certificato d'eccellenza

Il rendering del nuovo impianto e l'imprenditore Gelli

Il rendering del nuovo impianto e l'imprenditore Gelli

Lucca, 4 marzo 2016 - L’Europa dice «sì» agli impianti presentati dall’imprenditore Luca Gelli. Lo annuncia, con una nota, l’azienda Creo srl, che ha intenzione di realizzarli a Salanetti, nel comune di Capannori, e a Piombino. La tecnologia di decarbonizzazione idrotermale è stata valutata positivamente da un gruppo internazionale di esperti indipendenti come progetto altamente innovativo. E nel processo di valutazione il progetto ha superato con successo i tre criteri su cui si basa il programma- quadro europeo Horizon 2020: eccellenza, impatto, qualità ed efficienza. A certificarlo sono i commissari europei Corina Cretu, per la politica regionale, e Carlos Moedas, per la ricerca, la scienza e l’innovazione. «Sono loro, nell’ambito del programma-quadro Horizon 2020, ad aver rilasciato il certificato di eccellenza della Commissione europea alla tecnologia utilizzata negli impianti di decarbonizzazione idrotermale - si legge nella nota -.

Certificato che riconosce la validità e la sostenibilità del processo di recupero e valorizzazione dell’umido e del verde da raccolta differenziata anche per l’impianto che la Creo srl guidata da Gelli vuole costruire a Salanetti e a Piombino. La tecnologia, brevettata in Spagna e sviluppata in Italia proprio da Creo e Ingelia Italia, è nata con l’obiettivo di chiudere in loco il ciclo dei rifiuti organici, attraverso la loro trasformazione in un prodotto con caratteristiche di materia prima rinnovabile: la lignite». Entro il 2017, la Creo srl conta di avviare due stabilimenti in Toscana: uno a Piombino, che avrà una capacità annua di 60mila tonnellate di rifiuti, con ampliamento e raddoppio negli anni successivi all’avvio, e l’altro a Capannori (60mila tonnellate), entrambi in corso di autorizzazione da parte della Regione Toscana. Un investimento complessivo di 35 milioni di euro, di cui 8 provenienti da contributi regionali. «Seguendo il nostro cronoprogramma – spiegano Luca Gelli e Massimo Manobianco – partirà per primo lo stabilimento della provincia di Livorno e, successivamente, avvieremo la costruzione di quello lucchese. Si ipotizza che quest’ultimo possa entrare in esercizio nel 2017».

Lo scorso 30 ottobre, la Creo srl ha presentato alla Regione Toscana, attraverso il «Protocollo d’Insediamento», un progetto finalizzato all’ottenimento dell’autorizzazione e alla richiesta di finanziamenti, stanziati appositamente dalla Giunta regionale per stimolare gli investimenti privati. La pratica è ora in mano agli uffici regionali, per la valutazione dell’impatto ambientale e il rilascio della successiva approvazione: a breve, infatti, la Regione convocherà un primo tavolo con gli enti locali interessati nella procedura di autorizzazione (Capannori e Piombino) e, in data immediatamente sucessiva, si avvieranno i lavori che vedranno la partecipazione diretta dei proponenti.

«Nel frattempo - continua Gelli - è arrivato dalla Commissione europea il certificato d’eccellenza per la tecnologia che andremo ad attuare negli impianti: la soddisfazione è alle stelle. Tanto più che questo riconoscimento si inserisce in un percorso di studio e di ricerca che abbiamo portato avanti insieme al Dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa, area della chimica industriale, in collaborazione con l’Università di Valencia. Anche la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è interessata alla tecnologia dell’impianto: ci siamo infatti incontrati con un gruppo di docenti. Ulteriore collaborazione attivata è quella che riguarda l’utilizzo agronomico della lignite e del compound di elementi fertilizzanti prodotti dal processo di decarbonizzazione: il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, svolgerà delle prove per valutare l’impiego nel settore agricolo e vivaistico, soprattutto sulla coltura della vite e dell’olivo».

Con la tecnologia brevettata in Spagna,le biomasse (esclusivamente umido da raccolta differenziata, potature e sfalci), verranno trasformate, in solo 8 ore, in un principale prodotto finito: la lignite appunto, utilizzabile in sostituzione del pellet da legna, come materiale per l’industria in sostituzione della materia prima fossile per molteplici applicazioni (per esempio produzione di filtri a carbone attivo, elettrodi per batterie, materiali nanostrutturati e biopolimeri) e come ammendante per i terreni, risolvendo in parte il problema dello smaltimento dei rifiuti organici.