Un’opera d’arte infinita e una vita lunghissima. Ha saputo rinascere tante volte dalle sue ceneri cavalcando epoche e padroni diversi e, dal suo occhio privilegiato e indiscreto, ne ha viste di tutti i colori. L’unico che, se potesse parlare, rivelerebbe segreti utili a capire i fatti storici della città e i personaggi che vi hanno vissuto e soggiornato. E’ stato, però, anche il fiore all’occhiello di tanti celebri padri-architetti che si sono occupati di lui e gli hanno dedicato attenzioni e lavori degni di una grande reggia. E lui, come un albero secolare, ancora oggi, conserva tra i suoi muri, i segni degli anni, delle passate dominazioni della città e delle varie epoche che ha vissuto, lasciando intravedere nei muri che lo sostengono i segni del tempo e della sua storia.
Il Palazzo Pubblico, oggi Ducale, è sempre stato il centro del potere cittadino e al centro delle cronache lucchesi, al cui interno sono avvenuti i fatti principali della storia lucchese e sono state prese le decisioni politiche più importanti e dove sono anche avvenuti delitti efferati ai danni degli esponenti di spicco della classe al comando.
Quelle mura innalzate quasi un millennio fa, resistono ancora oggi, rinforzate, impreziosite da decorazioni e affreschi, dopo aver trovato solo un paio di secoli fa, la giusta armonia, tra blocchi e muri disomogenei di diversi palazzi rinsaldati tra loro nel periodo di massima espansione del Palazzo Ducale. La prima a volergli conferire un aspetto regale e definitivo fu la principessa Elisa che lo liberò degli “inutili“ dirimpettai, palazzi più o meno storici, comprese chiese e torre, che gli ostruivano la vista per regalargli un ampio spazio aperto come si deve ad un palazzo del potere.
Era stato il prode Castruccio a gettarne le fondamenta all’interno della sua invincibile fortezza Augusta, che aveva fatto costruire nel cuore della città, come estremo baluardo di difesa. Quel palazzo ottenuto mettendo insieme diversi palazzi contigui, rimase intatto anche con la demolizione della fortezza ai tempi della Libertas lucchese e pur inglobato nuovamente nella cittadella fortificata del Guinigi, seppe resistere anche alla caduta del Signore di Lucca. Fu solo una tremenda esplosione, a causa di un fulmine, della polveriera tenuta nella torre di Palazzo a determinarne la fine e la distruzione, imponendo alla città la sua riedificazione.
Cominciò l’Ammannati alla fine del Cinquecento, per poi affidarsi allo Juvarra nel Settecento che lo ampliò e abbellì, mutandone anche l’asse di simmetria in direzione nord-sud con ingresso proprio a sud, creando il Cortile degli svizzeri. La sua definitiva sistemazione arrivò però solo con l’architetto lucchese Nottolini che lo consegnò ai duchi borbonici nella sua struttura odierna, realizzando il Passaggio delle Carrozze fra i due cortili, ricostruendo la grande e regale scala di accesso al Palazzo, oltre alla suggestiva galleria delle statue. E perso il ruolo regale, all’indomani dell’unità d’Italia, quel Palazzo divenne la sede anche della Corte d’Appello e della Corte d’Assise, nei locali della Palazzina Nuova.