I pittori della luce da Caravaggio a Paolini

Apre oggi alla Cavallerizza la straordinaria mostra di Vittorio Sgarbi, curata da Contemplazioni. Cento opere del magico Seicento

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Dissacrante come sempre, travolgente mattatore, Vittorio Sgarbi ieri a Lucca per abbracciare la città a cui dona la sua mostra “I Pittori della Luce“, da Caravaggio a Paolini, prodotta da Contemplazioni che ne segue anche la direzione artistica e aperta da oggi e fino al 2 ottobre (otto mesi) alla Cavallerizza di Piazzale Verdi. Non si risparmia, non schiva nessuno, stringe mani e ha una parola e un ricordo “lucchese“ per tutti.

Al Comune rimprovera apertamente di aver investito poco in questa eccezionale occasione di cultura: “Bisogna spendere in comunicazione e in cultura – dice rivolto al sindaco– . A Milano vorrei vedere cartelli grandi così con scritto “andate a Lucca capre“. Il critico d’arte lo ammette: “Perchè ho fatto questa mostra? Era un sogno che oggi si avvera. E perchè amo essere invidiato. L’ho fatta io questa mostra, non un altro. Quindi sarò invidiato, tanto mi basta“. Questo è certo: a Lucca Sgarbi porta la bellezza di cento opere che per otto mesi porranno la nostra città sulla ribalta internazionale, con ben tre quadri di Caravaggio di cui uno, il brutale “Cavadenti“, prestato dalla Galleria degli Uffizi che lo richiede indietro non più tardi di marzo.

Poi, sempre di Caravaggio, il Seppellimento di Santa Lucia (dal Fondo edifici di Culto) e il “Ragazzo che monda un frutto“ da collezione privata. Da qui il fil rouge che porta al pittore lucchese Pietro Paolini – “bravo come Caravaggio ma sconosciuto“, commenta Sgarbi che confessa di aver già acquistato quattro quadri di Paolini, “l’ultimo la notte scorsa, ed è proprio uno di quelli che è in mostra“. Meritano il viaggio anche soltanto il Rubens in arrivo dalla Pinacoteca di Fermo (“una natività dove la luce è tutto, ripresa da Caravaggio ma potenziata come al neon“), le stanze dedicate a Paolini. Ed è proprio qui che si staglia a tutta parente- 4 metri - il quadro che tante persone forse hanno a malapena notato salendo le scale del palazzo comunale: l’Eccidio degli ufficiali del Generale Wallenstein.

“E’ un racconto storico che i lucchesi nel 1600 affidarono al Paolini, quando l’imperatore decise di far uccidere questo uomo potente, un quadro di una violenza inaudita, fondamentale nella mostra“, spiega Sgarbi. La Luce è l’elemento trainante – la pittura che testimonia il vero, quasi una fotografia – e conduce il visitatore lungo il percorso espositivo, grazie anche alle suggestive installazioni curate da Martinelli Luce. “Dimentichiamo questa parola abusata e dall’essenza negativa, resilienza – è l’invito del Ministro al turismo, Massimo Garavaglia–. Non dobbiamo tornare dove eravamo, dobbiamo darci slancio per correre più avanti. E questa mostra è una grandissima occasione per la vostra città“. Nel pubblico, salutati da Sgarbi, anche il Prefetto Francesco Esposito e il questore Alessandra Faranda Cordella. E anche il senatore Andrea Marcucci: “Siamo entrati insieme in Parlamento nel partito liberale, oggi lui è del Pd e io di nessuno“.

Grande soddisfazione da parte del sindaco Tambellini e dell’assessore Stefano Ragghianti: “Una occasione irripetibile per Lucca di approfondire un’epoca che vide la città – in strette relazioni con molte capitali europee – dare un importante contributo alla cultura italiana. Un itinerario che stupisce come pochi altri per ampiezza e intensità partecipativa nel raccontare il ruolo della luce nella pittura, dove Caravaggio, con la forza del realismo, apre la strada“.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha prestato diverse opere oltre a sostenere l’evento. “Una collezione nata e accresciuta con la specifica finalità di dar vita ad un corpus di manufatti artistici di autori lucchesi, o comunque riferibili al contesto lucchese, per riportare ‘in patria’ capolavori dispersi – ha sottolineato il presidente, Marcello Bertocchini – ma soprattutto per condividere queste testimonianze di arte e bellezza con la collettività“. Si conoscerà di più della nostra Lucca del Seicento, incontrando nel percorso espositivo le opere di Pietro Ricchi detto il Lucchese, Girolamo Scaglia, Giovan Domenico Lombardi, per riconoscere anche il San Girolamo penitente di Paolo Biancucci (era in Cattedrale). Dopo tanto buio otto mesi di “Luce“, finalmente.

Laura Sartini