
di Maria Nudi
Pietrasanta
Non chiamatelo “eroe“ e non chiamate eroi gli altri medici e sono tanti che con lui ormai da anni sono impegnati in missioni e aiuti umanitari in Palestina, missioni che mettono in condizioni i bambini, malati, di diventare adulti per l’impegno dei sanitari italiani che partecipano. "Non sono un eroe e non salvo vite, sono solo un medico che insieme a altri colleghi può essere utile in un Paese dove c’è bisogno di aiuto". Protagonista delle missioni del cuore, l’ultima terminata il 5 dicembre con altri medici, è Vincenzo Stefano Luisi, nato a Viareggio, residente a Pietrasanta, cardiochirurgo pediatrico con inizio di carriera al vecchio ospedale di Massa, Santi Giacomo e Cristoforo, e poi all’Opa, in pensione dal 2012. Lui è il presidente di PCRF-Italia, costituita nel 2013, l’organizzazione di volontariato che concorre attivamente alle iniziative di soccorso medico in Palestina della più grande ong “Palestine Childrens’s Fund“. Dal 2007 quando non era ancora nata la sede italiana al 2019, anno del covid, sono state organizzate 47 missioni e sono stati effettuati 442 operazioni chirurgiche pediatriche. Numeri da capogiro, numeri del cuore.
Quando nasce il suo impegno professionale in Palestina?
"Nel lontano 2002, ero medico a Massa, quando l’allora sindaco di Massa Silvio Tongiani mi chiamò per seguirlo in Palestina per essere utile. Ho cominciato in questo modo. Ed eccomi qui Negli anni l’impegno mio e dei colleghi è cresciuto e oggi siamo a organizzare la medicina di base", racconta Stefano Luisi, seduto in redazione con accanto la figlia Martina Isabella, coordinatrice aziende del sistema sanitario toscano partecipanti alle attività mediche in Palestina.
Siete tornati da poco dall’ultima missione come è andata?
"Abbiamo operato 11 bambini"
In tutti questi anni le vostre equipe sono rimaste in contatto con i bambini e le famiglie?
"Una volta portate a termine le missioni i pazienti tornano ai medici palestinesi, ma accade che magari attraverso i social ci siano dei rapporti", racconta Stefano Luisi che ha fatto della sua casa la sede dell’associazione per non perdere un solo euro dei sostegni che la associazione ha.
Preparate altre missioni?
"Certamente sono in programma una missione a marzo e una a maggio"
Quali sentimenti prova quando insieme a altri colleghi operate un bambino?
"Ogni bambino, ogni intervento è una storia a se. Citando la metafora di un collega è come vincere il campionato del mondo", racconta Stefano Luisi.
Cosa la ha spinta essere medico?
"Le altre facoltà mi attraevano meno", dice. La medicina era nel suo Dna, perchè suo padre Manlio è stato un importante ginecologo versiliese.