"Eravamo il Paese degli emigranti Non dobbiamo dimenticarlo"

Le parole di Cutò nel catalogo che porta l’introduzione dello storico. Franco Cardini

“Siamo diventati un Paese di immigrati, non dobbiamo scordare che eravamo il Paese degli emigranti”, scrive Massimo Cutò nel catalogo che porta l’introduzione dello storico Franco Cardini.

“Angelo, 17 anni, partito dalla Lucchesia per il Brasile nel 1910, aveva due bustine di lino cucite nella camicia – si legge ancora nell’introduzione – Nella prima portava l’aria della sua terra, nell’altra un pugno di spezie, entrambe odoravano di casa. Il ragazzino dalla pelle scura annegato davanti a Lampedusa, nel sacchetto cucito dentro il giubbotto teneva piegata la pagella scolastica e la speranza di una vita migliore. Nel 1861 l’Italia unita contava 26 milioni di abitanti. Nei successivi cento anni, altrettanti sarebbero andati via in cerca di fortuna, possibilità, lavoro. In condizioni spesso impossibili. Eppure hanno lasciato un’impronta indelebile oltreoceano per l’arricchimento delle economie e delle culture altre da noi. Il loro viaggio appartiene a tutti”.

La mostra e il catalogo sono realizzati dalla Fondazione Paolo Cresci grazie al contributo della Regione Toscana, della Provincia di Lucca, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e della Fondazione Banca del Monte di Lucca, il tutto è stato realizzato nell’ambito del festival “I Musei del Sorriso” organizzati dal Sistema Museale Territoriale della Provincia di Lucca, di cui la Fondazione Cresci è ente coordinatore.

Il progetto scenico è di Alessandro Sesti mentre la colonna sonora si intitola “Salpando” ed è stata composta appositamente da Gianmarco Caselli.

“Si tratta – spiega Caselli – di una colonna sonora che immerge il visitatore nell’ambiente in cui si trovavano i migranti, cioè sulle navi. Si sentono i gabbiani, le onde del mare, la sirena della nave, e i bambini“.

“Poi fra questi suoni emerge un clarinetto – , conclude il compositore lucchese – ho immaginato che un migrante avesse portato con sé un clarinetto e con questo strumento, durante la traversata, esprimesse la speranza di iniziare una nuova avventura in un nuovo mondo ma anche la malinconia di abbandonare il paese di origine”.