REDAZIONE LUCCA

“Costi più del fiume ai lucchesi“ ha un suo perché Opera unica quella del Nottolini, portò acqua in città

Nei dintorni di Lucca l’acqua non è mai mancata, grazie al fiume Serchio, che scorre dalle montagne della Garfagnana giù fino in piano, dove in passato si disperdeva rendendo il nostro territorio paludoso. Perfino il nome Lucca sembrerebbe testimoniarlo: una delle etimologie pare infatti ricondurlo al celto-ligure “luk”, che significa “luogo paludoso”. Alcuni scavi archeologici ci raccontano della presenza dell’acqua in città: proprio su quella che doveva essere la piazza centrale sarebbe esistita un’antica canalizzazione chiamata “fossa Natali”, mentre il luogo dell’attuale palazzo comunale sarebbe stato collegato con l’area della chiesa di san Michele da un ponte. Un’altra “fossa” riforniva la città con un sistema che mandava l’acqua in varie direzioni: era chiamato “fossone” e alimentato dalle sorgenti del Monte Pisano. In epoca più recente ci pensò l’architetto Nottolini che, nel 1822, progettò, su indicazione di Maria Luisa e di Carlo Ludovico di Borbone, l’acquedotto che da Guamo portava acqua a San Concordio. Bellissima la passeggiata che risale questo meraviglioso monumento fino a un luogo incantevole come “Le parole d’oro”, dove venivano convogliate le acque raccolte dal Monte Pisano. Il luogo è diventato famoso e ha preso questo nome per la presenza di un ponticello che riporta una scritta in lettere di ottone, “scambiato” per oro dai contadini di una volta. “Costa più del fiume ai Lucchesi” si soleva dire in Toscana per additare un’opera di grande impegno economico. E infatti il Serchio è stato sempre causa di devastazioni e ingentissime spese, e ha condizionato per secoli la vita dei lucchesi, che dovettero conviverci e cercare interventi per regimarlo. Ci è voluto san Frediano, che avrebbe compiuto il miracolo di deviare il corso del Serchio, riducendone molto la pericolosità: “Allora Frediano si fece un piccolo rastrello e, avvicinatosi all’alveo del fiume, si mise a pregare da solo. Quindi comandato al fiume che lo seguisse dovunque a lui fosse piaciuto andare, cominciò a trascinare quel rastrello per terra. Allora tutta l’acqua del fiume gli andò dietro” e il fiume di Lucca divenne quello che è oggi.