Caro gas, tutti vogliono il pellet. Scatta la corsa all’accaparramento

Il bio-combustibile per la sua convenienza ha preso piede al posto degli impianti a Gpl e metano L’emergenza per i rincari, però, ha fatto raddoppiare e anche triplicare il costo al sacchetto

Il pellet e altri bio-combustibili stanno diventando sempre più costosi

Il pellet e altri bio-combustibili stanno diventando sempre più costosi

Lucca, 7 settembre 2022 - È ormai una corsa contro il tempo per l’accaparramento di quello che fino a pochi mesi fa era considerato il combustibile più conveniente. Parliamo del pellet, il biocombustibile ricavato dagli scarti di lavorazione del legno, che negli ultimi anni ha preso piede contrastando e integrando il ricorso a Gpl e metano, in cambio di un apprezzabile risparmio.

Non è più così. Anzi. L’aumento ha investito anche questa tipologia di combustibile, facendone raddoppiare – a volte anche triplicare – il costo al sacchetto, in genere di 15 kg. Ed ecco anche la beffa, oltre al danno economico che si prospetta, perché le stufe a pellet costano non pochi soldi, con una ricca e diversificata tipologia, dalle più economiche, a quelle di pregio che diventano perfino elementi di arredo. Così, anche i rivenditori di stufe a pellet, registrano il conseguente stop forzato.

«Ormai – dichiara l’addetta amministrativa di una nota azienda della Piana che commercializza questi prodotti – non vendiamo quasi più stufe alimentate a pellet; un disastro, se pensiamo che prima della crisi un sacco di pellet costava circa 5 euro e oggi, alla luce della situazione che stiamo vivendo, arriviamo a pagarlo anche 14 euro; naturalmente vi è un crollo delle vendite ed è un peccato perché queste stufe erano particolarmente indicate, anche per le caratteristiche tecniche dei tubi di scarico, a tutte quelle realtà dove non era possibile installare un caminetto: il calore era assicurato – conclude – ad un costo assolutamente accessibile e utilizzando tipologie di pellet che lasciavano pochissimi residui e ceneri".

Al costo esorbitante del combustibile, si aggiunge, poi, l’incognita dell’approvvigionamento: "Attualmente disponiamo del prodotto, seppur lievitato nei prezzi – afferma Massimo Del Frate, esperto del settore e titolare dell’azienda “Legna e dintorni” - ma temiamo che, nel giro di poco tempo, verrà a mancare anche la possibilità di approvvigionarsi di pellet: il prodotto arriva dall’estero ed è probabile che non riescano a far fronte alla richiesta".

Boom di richieste, invece, per la legna da ardere: " Anche qui dobbiamo constatare un aumento del prodotto – prosegue Del Frate – con una ricaduta negativa su famiglie e attività quali le pizzerie, ad esempio; il settore boschivo, inoltre, nonostante la Toscana rappresenti un’eccellenza, scarseggia di manodopera, quindi c’è il rischio che anche la legna venga a mancare".

Restano valide, naturalmente, le altre forme di approvvigionamento di calore (e di energia elettrica), derivanti dalle fonti alternative, una fra tutte il fotovoltaico. Una scelta economicamente vantaggiosa, che va verso la decarbonizzazione e quindi in sintonia con la salvaguardia, ormai urgente e non procrastinabile, delle emissioni in atmosfera. Intanto, però, famiglie e imprese devono fare i conti in una situazione di emergenza: l’inverno è alle porte e anche le pratiche virtuose legate ai minori consumi, assumono forme propedeutiche utili a cambiare lo stile di vita futuro, avviando le buone pratiche invocate a gran voce dalla comunità scientifica.

Maurizio Guccione