Badante ruba i soldi all’anziano appena morto

Cinquantenne condannata per furto aggravato: prelievi abusivi e acquisti di tv, pc e cellulare al Carrefour. Scoperta dai figli

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Lucca, 18 febbraio 2020 - Una badante rumena di 50 anni è stata condannata in tribunale a un anno e sei mesi di reclusione, con pena sospesa, per furto aggravato e utilizzo fraudolento di carta di credito. Il giudice Dino Boragine ha inoltre stabilito che la donna versi 3.000 euro come risarcimento alle parti civili. Assolto invece il marito, accusato di concorso nei reati.

I fatti risalgono al dicembre 2016 quando la donna lavorava come badante alle dipendenze di un anziano che abitava alla periferia di Lucca. L’uomo morì poco prima di Natale, a circa ottant’anni. I due figli si accorsero solo pochi giorni dopo che dal conto corrente erano spariti parecchi soldi. Addirittura c’era stato un prelievo dal bancomat dell’anziano effettuato il giorno stesso della morte. Questa circostanza spinse i figli ad approfondire la questione e nel mirino finì subito la badante rumena, contro la quale presentarono una denuncia ai carabinieri.

Esaminando con attenzione il conto corrente dell’anziano, saltarono fuori vari prelievi da 500 euro effettuati con il bancomat e in apparenza non giustificati. Ma vennero a galla anche alcuni misteriosi acquisti effettuati al Carrefour della SS.Annuziata. Qualcuno aveva comprato, sempre utilizzando quel bancomat, tv, computer, cellulare, articoli casalinghi e un asciugacapelli. I carabinieri acquisirono le immagini delle trelecamere di videosorveglianza e così i figli dell’anziano riconobbero la badante rumena, che era accompagnata dal marito negli acquisti.

Al processo la donna ha ammesso di aver effettuato quegli acquisti, ma ha sostenuto di essere stata spinta a farlo dall’anziano: “Voleva che mi facessi qualche regalo perché ero l’unica che l’aveva assistito... I prelievi al bancomat mi disse di farli per dare i soldi ai figli, ma loro mi hanno cacciato di casa...". Una ricostruzione alla quale il giudice non ha affatto creduto: ha condannato la donna a un anno e mezzo di reclusione, mentre ha assolto il marito che poteva non essere consapevole della reale situazione.

Paolo Pacini

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