GIOVANNI SPANO
Cronaca

Spari all'auto di Bacci, arrestato imprenditore di Altopascio

Intercettazioni choc: "Dovete stare attenti..."

Le immagini delle telecamere

Lucca, 1 marzo 2017 - Svolta clamorosa nella vicenda dei colpi sparati al mattino e la sera del 23 gennaio contro la Mercedes di Andrea Bacci, 53 anni l’imprenditore edile di Rignano, dov’è proprietario della «Coam Costruzioni Srl» e dieci ore dopo contro la vetrata dell’«AB Florence» di Scandicci, la ditta di pelletteria amministrata da Brunella Gabrielli, moglie di Bacci.

Ieri polizia tributaria e Gico (gruppo investigativo criminalità organizzata) della Guardia di Finanza hanno arrestato – su ordine del giudice Anna Liguori e richiesta del procuratore aggiunto Luca Turco e del sostituto procuratore Christine Von Borries – un imprenditore di Giugliano (Napoli), residente a Chiesina Uzzanese titolare della «Srl FCM» di Altopascio (Lucca) e un catanese che sta a Firenze: Pasquale D’Alterio, 43 anni, e Giuseppe Raffone, 48, incensurato il primo, precedenti per droga e armi il secondo.

’accusa è di estorsione continuata in concorso e, per Raffone, di porto di arma da sparo; forse un ‘bastone’, una canna di fucile con cane adattato, impiegata perché non ha matricola, né del resto in terra furono trovati bossoli. Si indaga poi su altri due complici del catanese dei quali deve essere ‘fissata’ la presenza davanti alla AB Florence in via delle Nazioni Unite 113, a Scandicci e/o ‘agganci’ tra Raffone e l’imprenditore napoletano.

Movente, il debito da 270 mila euro di Bacci con D’Alterio: non potendo saldarlo, D’Alterio e Raffone avrebbero costretto lui Bacci e l’amministratore Coam, Bettucci, a pagarne 60mila con bonifico effettuato da «Nikila Invest» (società proprietaria di outlet e di Rivoire) che pare li dovesse a Bacci. Per Procura e GdF D’Alterio ha ‘ingaggiato’ Raffone per mettere pressione a Bacci e a Bettucci «con metodi sconosciuti a queste latitudini» ha sottolineato il procuratore capo Giuseppe Creazzo che non esclude incursioni più pesanti nella vicenda anche se Raffone non ha precedenti per 416 bis e non risulta affiliato. Altra ipotesi: D’Alterio deve a sua volta soldi (190mila euro) a soggetti ai quali passa il suo credito con Coam; soggetti che intendono riscuotere con le buone o le cattive. Ma il bonifico imposto a Bacci e a Bettucci, pesa; e così il ruolo di Raffone, di pianificatore delle intimidazioni. 

D’Alterio (la sui ditta realizza massetti e pavimenti) è fornitore di Bacci. Poi il vento gira e in poco più di due mesi ecco l’inquietante escalation. Novembre: la procura chiede il fallimento di Coam, debiti accertati per 3 milioni. I suoi legali Francesco Pagliai e Francesca Bignami chiedono al giudice Giacomo Crolla di accedere al concordato; un paio di mesi per tentare di rimediare ai debiti e per il legame tra impresa di costruzioni e Lucchese calcio. 

Il tribunale si riserva, fissa un’udienza al 22 febbraio, poi slittata di un mese. In questa fase, Bacci non può metter mano ai conti. Però c’è un però: da qualche tempo Bacci e D’Alterio e Bacci hanno fissato un accordo: 187mila euro dei 270mila saranno saldati all’imprenditore campano con un immobile che Bacci sta costruendo a Livorno. Ci sarebbe un preliminare in tal senso. Ma Bettucci deve dire a D’Alterio che l’accordo non è più praticabile. Compare Raffone. Comincia a telefonare a Bettucci «come consulente di D’Alterio». Il 27 dicembre si vedono all’Esso di Scandicci. Raffone non va per il sottile: «Dovete stare attenti. So tutto di voi. So dove abitate...». Il 16 gennaio altro rendez vous: D’Alterio e Raffone di nuovo ‘convocano’ Bettucci: «State attenti, la vostra situazione peggiora...». Raffone telefona tante volte a Bettucci. Bettucci dice che non possono pagare. «Ho capito. Mi fate solo perdere tempo....» è la risposta del catanese. E tra il 23 e il 26 gennaio, Bacci paga..