Aperta quasi la metà delle aziende. "Abbiamo lavorato per questo"

I dati della Confindustria parlano di un 40% di stabilimenti regolarmente attivi e di un impiego del 56% della forza-lavoro in quanto le cartiere rientrano nei codici Ateco autorizzati

Il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi

Il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi

Lucca, 24 marzo 2020 - Quasi una su due: a Lucca sono tante le aziende che resteranno aperte anche dopo il nuovo decreto del governo Conte per provare a contenere l’espansione dell’epidemia da Coronavirus. E’ lo stesso Centro studi di Confindustria Toscana Nord a confermarlo. In particolare, a Lucca rientra nei codici Ateco autorizzati all’apertura, perché classificato come essenziale, il 40 per cento del settore manifatturiero, che corrisponde al 56 per cento degli addetti. Dati decisamente alti, se paragonati con le province di Pistoia e Prato (che fanno anch’esse parte di Confindustria Toscana Nord): a Pistoia resta aperto il 29 per cento del manifatturiero (32 per cento degli addetti); a Prato addirittura solo il 14 del manifatturiero (13 per cento degli addetti). Per quanto riguarda i servizi alle imprese il dato è pressoché uniforme per le tre province e indica nel 47 per cento il numero delle attività aperte, corrispondenti al 50 per cento degli addetti. E’ possibile che la percentuale effettiva delle imprese che rimarranno aperte a regime sia leggermente più alta: il decreto prevede infatti la procedura della comunicazione al prefetto da parte delle imprese incluse nelle filiere a servizio dei settori indicati come essenziali, imprese che sono equiparate a quelle essenziali. "Abbiamo lavorato e investito per mettere a punto misure di sicurezza in grado di tutelare al meglio la salute dei nostri dipendenti e di noi stessi – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – se pensassimo che lavorare nei nostri stabilimenti possa mettere a repentaglio la salute di qualcuno, saremmo i primi a voler chiudere. Ma non lo pensavamo prima del decreto e non lo pensiamo adesso che il decreto c’è e recepisce fortunatamente molte delle osservazioni che avevamo formulato in attesa della sua stesura definitiva ma comunque impone la chiusura a una quota molto consistente delle nostre imprese. Da cittadini responsabili ci adeguiamo alla legge ma rimane una fortissima preoccupazione per il futuro". Grossi ricorda un recente rapporto Cerved, secondo il quale le imprese italiane potrebbero perdere fino a 650 miliardi di fatturato nel 2020-21. Lucart, azienda leader in Europa nella produzione di carta tissue, infine, interviene a tutela dei propri lavoratori integrando la loro copertura assicurativa con una polizza specifica per il Covid-19. "Voglio ringraziare tutti i nostri lavoratori che in queste difficili giornate continuano a dimostrare grande impegno e professionalità, anche per garantire le forniture di prodotti in carta per l’igiene per gli ospedali e per i cittadini", dichiara Massimo Pasquini, ceo di Lucart Spa – mettere a disposizione un’ulteriore misura di assistenza per i lavoratori e le proprie famiglie è il minimo che potessimo fare". Fabrizio Vincenti © RIPRODUZIONE RISERVATA