Un'altra cattedrale? Coop Liguria si fa avanti per l’area ex Sio

Corrado Mori: «Il nostro unico strumento per evitare i maxi centri è modificare il Puc»

L'area ex Sio

L'area ex Sio

La Spezia, 28 giugno 2016 - La richiesta in carta intestata, è arrivata all’ufficio commercio solo pochi mesi fa. Oggetto: richiesta di grande superficie di vendita per l’area ex Sio di via Maralunga, nel quartiere del Canaletto. La firma è quella dei responsabili di Talea, la cooperativa che gestisce l’intero patrimonio immobiliare di Coop Liguria. Primi carteggi, per ora sospesi in attesa che la nuova legge regionale sul commercio trovi effettivo compimento, ma che già lasciano intravvedere più di una possibilità che quell’area, che un tempo ospitava la storica fabbrica per il trattamento dell’ossigeno – e che una volta abbandonata è diventata periodicamente rifugio di senzatetto e nomadi – possa essere trasformata ben presto in un centro commerciale. D’altronde, la stessa legge regionale, così com’è stata concepita inizialmente dall’assessore allo sviluppo economico Edoardo Rixi, non fa una piega: in città, quella dell’ex Sio è l’unica in grado di essere edificata dalla grande distribuzione commerciale, seguendo i parametri individuati dall’istituto Tagliacarne nello studio commissionato dalla stessa Regione. 

IN COMUNE, oltre a sospendere ogni procedimento in attesa che la Regione faccia chiarezza – la richiesta della Talea è stata comunque presentata entro i termini della moratoria individuata dalla Regione, posticipata poi al 31 luglio in vista dell’attuazione della nuova normativa – non l’hanno presa bene. Tanto che l’assessore al commercio, Corrado Mori, lancia la sfida alla Regione. «Penso sia sotto gli occhi di tutti che questa città, con la realizzazione del centro commerciale Le Terrazze, abbia già dato in quanto a grande distribuzione. La nostra scelta – spiega l’assessore – nell’ambito del piano del commercio, è chiara: tutelare il centro commerciale pedonale della Spezia. Una scelta coraggiosa, e che vogliamo difendere». Come? Lo strumento normativo comunale di settore, il piano del commercio, non può nulla contro quello sovraordinato della Regione. Così, l’unica «arma» è quella della pianificazione urbanistica. «Se il Comune vuole riappropriarsi della programmazione commerciale, lo strumento da utilizzare potrebbe essere quello del piano regolatore, attraverso cui si può prevedere o meno la possibilità di edificare grandi superfici di vendita. E il nostro deve ancora essere ultimato. Bisogna fare ciò che è necessario per salvaguardare il nostro commercio».