Una strada bis per Porto Venere?: "Sarebbe uno sbaglio enorme. Favorite la mobilità alternativa"

L’ambientalista Giacomazzi interviene nel dibattito scatenato dall’evento alluvionale dei giorni scorsi "Le soluzioni ci sono, ma giacciono tutte da lustri in un cassetto di qualche scrivania del Comune".

Una strada bis per Porto Venere?: "Sarebbe uno sbaglio enorme. Favorite la mobilità alternativa"

Una strada bis per Porto Venere?: "Sarebbe uno sbaglio enorme. Favorite la mobilità alternativa"

I disagi innescati dall’evento alluvionale dei giorni scorsi, che ha comportato la temporanea chiusura della Napoleonica, hanno dato la stura a una ridda di polemiche politiche sulla presunta inadeguata manutenzione, ma hanno suggerito anche spunti di riflessione sul tema della mobilità, come quello portato dall’ambientalista Fabio Giacomazzi, che torna a porre la questione della conurbazione Spezia - Ceparana - Santo Stefano - Sarzana - Ortonovo, declinata in riferimento al nodo del consumo del suolo e dei trasporti.

"Nel presentare la bretella del Buonviaggio – esordisce Giacomazzi – il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi, plenipotenziario della Lega in Liguria, ha parlato della necessità di una viabilità “ridondante” come forma di “adattamento” ai cambiamenti climatici. Vuol dire che, visti gli eventi estremi sempre più frequenti, per andare da A a B non ci può essere un’unica strada, ma almeno una seconda da poter utilizzare in caso di interruzione della prima. Peccato che, soprattutto in Liguria, la concausa dei dissesti idrogeologici sia proprio l’eccessivo uso del territorio: consumo di suolo e strade che rispettivamente ingigantiscono le conseguenze degli eventi alluvionali e indeboliscono i versanti. Ma più in generale si continua a confondere il concetto di mobilità (ovvero l’esigenza per i cittadini di spostarsi da un luogo all’altro) con quello della viabilità stradale. Ovvero, il modello imperante è quello del trasporto “privato” e “su gomma”". Insomma, la costruzione di nuove strade – questo l’assunto da cui parte Giacomazzi – avrebbe come effetto quello di richiamare più auto, innescando un circolo vizioso. La soluzione è da ricercare piuttosto, questo il suggerimento, in una "alleanza con la natura", che riduca drasticamente l’impatto della specie umana sul pianeta. "Tradotto sul tema della mobilità – argomenta l’ambietalista – ciò vuol dire prima di tutto dotarci il prima possibile di sistemi efficienti di trasporto collettivo e di alternative all’uso dell’auto. Oltre al trasporto ferroviario, a livello locale ci sono vari esempi, ormai proposti da lustri, ma che probabilmente non rispondono agli interessi del sistema dell’automotive in Italia, come la famosa metropolitana leggera che avrebbe dovuto interconnettere Golfo e Bassa Val di Magra, o, restando a livello di Golfo, il sistema di trasporto marittimo. Ma non solo, visto che proprio come alternativa al sovrautilizzo della Napoleonica, era stato redatto un progetto di pista ciclabile, che avrebbe dotuto utilizzare, per quanto possibile anche le aree sottoposte a servitù militare. Ma questo, come gli altri progetti, giacciono nei cassetti di qualche scrivania del Comune".