di Franco Antola I toni sono pacati nella forma ma impietosi nella sostanza. A parte la considerazione che quella rimediata lo scorso 12 giugno "è la più grave sconfitta subita dalla sinistra alla Spezia", Maurizio Sergi, l’avvocato spezzino, presidente del Conservatorio musicale Puccini, sulla cui candidatura a sindaco pareva, nel marzo scorso, dovesse convergere la coalizione di centrosinistra prima della virata sul nome di Piera Sommovigo, dipinge un quadro sconfortante sui motivi della débâcle. Che trova spiegazione - dice in sostanza - in clamorosi autogol in termini di comunicazione politica ma anche e soprattutto di proposta programmatica. Un j’accuse che ha la forma di una lunga lettera inviata al segretario dell’Unione comunale Pd Enrico Sassi e per conoscenza al segretario provinciale Iacopo Montefiori, dove si avanzano severe riserve sulle strategie Pd. Accusato intanto di non aver avuto "il polso della città" nel momento in cui si era "immaginato un risultato diverso, addirittura una rimonta". E i numeri, secondo Sergi, sono lì a dimostrarlo: "Il partito è arrivato in seconda posizione (primeggia la lista civica del sindaco, a cui peraltro andrebbero sommati gli ulteriori voti conseguiti dalla seconda lista riferibile sempre al primo cittadino) e mantiene i medesimi modesti consensi conseguiti nelle drammatiche elezioni del 2017: sotto i 6.000 voti". Senza contare che "il maggior numero di consiglieri Pd è ascrivibile a questione tecnica: vale a dire al mancato raggiungimento del quorum delle liste collegate ai candidati a sindaco, a causa della forte polarizzazione che, per inciso, avrebbe sfavorito anche i nostri attuali alleati che avessero, per avventura, deciso di correre autonomamente. Se operiamo un raffronto con l’altra bruciante sconfitta delle regionali del 2020, il Pd ha un calo di oltre 2.000 voti". Quanto alla coalizione, rispetto alla regionali 2020, circa 16 mila voti, "si registra una perdita secca, quest’anno, di oltre ...
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