Tamponi, medici tra l’incudine e martello

L’onda d’urto dei pazienti in attesa da 710 giorni del test. La segretaria Fimmg: "Non possiamo far altro che segnalare i casi..."

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di Franco Antola

E’ un quadro di forte preoccupazione quello descritto dai medici di famiglia della provincia, con i numeri dei positivi che continuano a crescere e un’età media che si è sensibilmente abbassata rispetto ai primi mesi dell’emergenza.

Uno scenario che ora pone come priorità l’individuazione e il tracciamento degli asintomatici. La dottoressa Maria Pia Ferrara, segretaria Fimmg in trincea come tanti suoi colleghi, raccoglie le ansie e le preoccupazioni dei pazienti e denuncia non pochi elementi di criticità. Spesso è proprio ai medici "di prima linea" che i cittadini chiedono risposte ai loro problemi e ai loro dubbi, ma "il dottore" spesso non può fare altro che girare la segnalazione all’Asl senza poter offrire riscontri immediati.

Dottoressa Ferrara, quanti sono, allo stato, i suoi colleghi positivi al coronavirus?

"In questo momento i medici di medicina generale in isolamento domiciliare sono due, di cui uno a casa dopo essere stato ricoverato in ospedale".

Che sensazione ha di fronte a questa nuova escalation del virus?

"E’ una situazione molto seria, con numeri simili a quelli della primavera e caratterizzata da numerose criticità. Al momento in ospedale ci sono ancora disponibilità, ma quello che ci preoccupa è l’abbassamento dell’età media, il che ci fa pensare di avere molti asintomatici positivi che ancora vanno identificati e tracciati. E’ questa la nostra principale preoccupazione".

I suoi colleghi sul territorio riescono a gestire l’emergenza? "Certo, la situazione non è cambiata, gli studi sono aperti come nei mesi scorsi, abbiamo continuato a lavorare applicando le regole a tutela dei pazienti e quelle nostre, pur fra tante difficoltà".

Quali sono i problemi maggiori che incontrate?

"Ci sono importanti criticità nel Dipartimento Prevenzione. Le persone aspettano i tamponi o i provvedimenti di isolamento anche più di 710 giorni con continue richieste a noi di fare qualcosa ma noi, oltre che segnalare, spesso non possiamo fare molto altro. Una situazione che genera molto malcontento nella popolazione, che poi si riversa su di noi".

L’agosto scorso lei denunciava la mancata fornitura dei dispositivi necessari al vostro lavoro, camici, guanti, mascherine, disinfettanti, eccetera. Quella lacuna è stata colmata?

"Dalla Asl non abbiamo avuto le risposte che speravamo, quindi continuiamo a far fronte da soli a queste necessità".

E sul fronte dei test sierologici nelle scuole?

"La campagna più importate è andata a buon fine, restano da testare i docenti che devono ancora entrare in servizio, a seconda della necessità degli istituti della provincia".

Dal fronte dei medici ospedalieri il quadro descritto dal dottor Paolo Dessanti, vice segretario provinciale e membro del consiglio regionale dell’ Anaao, l’associazione che raccoglie medici e dirigenti del Sistema sanitario nazionale, è invece abbastanza rassicurante, compatibilmente con il complesso quadro attuale. "E’ chiaro, la situazione – osserva Dessanti – impone prudenza e molta attenzione, rispetto alla prima emergenza comunque c’è una preparazione di base più puntuale. Anche fra noi medici ci sono casi di positività,ma la risposta è diversa sia in termini di protezione che di strutture".