Maxi operazione di Finanza e Carabinieri: sequestrati beni per due milioni di euro

A La Spezia sono stati eseguiti provvedimenti di misure di prevenzione patrimoniali a carico di tre nuclei familiari di nomadi ritenuti socialmente pericolosi

Finanza e Carabinieri hanno indagato insieme

Finanza e Carabinieri hanno indagato insieme

La Spezia, 28 ottobre 2021 - Maxi operazione dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza della Spezia e del Comando Provinciale Carabinieri della Spezia che, questa mattina, hanno sequestrato beni per circa due milioni di euro.

I provvedimenti di misure di prevenzione patrimoniali sono a carico di tre nuclei familiari di nomadi, ritenuti socialmente pericolosi in quanto responsabili di reati contro il patrimonio nell’arco dell’ultimo decennio.

L'operazione, denominata 'Settimo comandamento' è stata coordinata dal procuratore della Spezia Antonio Patrono. In dettaglio ono stati sequestrati 13 fabbricati, 18 terreni, autoveicoli, autocaravan, titoli, conti correnti e libretti postali, tutti beni che saranno gestiti dall'Amministratore giudiziario. I componenti delle tre famiglie di etnia sinti, insediatisi da anni nello spezzino, hanno profili criminali da generare allarme sociale e hanno precedenti per furto, truffa, rapina.

Secondo gli investigatori i tre nuclei familiari sono ritenuti "parte di un'associazione più ampia di nomadi che, in concorso tra loro e in maniera metodica e continuata, erano dediti da anni a compiere truffe, furti, rapine e ricettazione".

L'operazione aveva portato nell'ottobre 2020 all'esecuzione di un'ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 15 persone e successivamente alla condanna di molti imputati per associazione a delinquere, furto e altri reati. I finanzieri avevano sviluppato approfondite indagini di natura patrimoniale nei confronti di queste persone e di imprese di cui risultavano proprietari o soci scoprendo una sproporzione tra il profilo patrimoniale e quello reddituale.

Le attività investigative hanno consentito alla Procura di poter disporre degli elementi sulla pericolosità sociale, storica e attuale, dei soggetti, tali da poter chiedere l'applicazione del "Codice Antimafia". I Giudici genovesi, riconosciuta la pericolosità sociale del gruppo e in considerazione del fatto che verosimilmente queste persone vivevano anche in parte con i proventi di attività illecite, hanno disposto il sequestro preventivo dei beni propedeutico alla successiva confisca di beni mobili e immobili per circa 2 milioni di euro.