REDAZIONE LA SPEZIA

Sequestrate le case alcova del giro squillo Due arresti per gli affari da 600mila euro

Madre e figlio gestivano cinque abitazioni dove ospitavano le prostitute indotte al pagamento di ingenti canoni di affitto settimanali

Due arresti e tre case sequestrate per un giro-squillo che avrebbe permesso alla tenutaria di incassare nell’arco di otto anni 600mila euro: l’ammontare del valore delle abitazioni in cui sarebbe stato investito il profitto dello sfruttamento della prostituzione. Sono i numeri di un’articolata inchiesta svolta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri innescata dai lamenti degli abitanti del palazzo spezzino, crocevia del sesso, per l’anomalo via via di persone: prostitute e clienti. Ieri l’esecuzione dei provvedimenti emessi dal gip Mario De Bellis su richiesta del procuratore Antonio Patrono. Destinatari, una donna di 51 anni e il figlio 33enne, entrambi brasiliani: Domiciana Tintel e Bruno Duarte Tintel Ximenez Freida. Sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in concorso con altre due donne (una 77enne ed una 26enne) appartenenti al gruppo familiare.

La 51enne, considerata la “mente” del gruppo criminale, in Italia da diversi anni e senza alcun lavoro, aveva escogitato un sistema, affinato nel tempo ed ormai collaudato, che consentiva di conseguire rilevanti profitti mediante la gestione di cinque diverse “case di prostituzione”, tre di proprietà: una alla Spezia, nei pressi del Tribunale, e le altre due a Genova e Rapallo meta ieri del blitz per apporre i sigilli. Il giro si sviluppava poi in altre due case, prese in affitto e non sequestrate: i proprietari erano, infatti, all’oscuro di quella che avveniva all’interno.

Articolata la ’scuderia’, fatta di donne e transessuali, perlopiù di origine brasiliana. La maitresse concedeva loro gli appartamenti nella sua disponibilità a fronte di un canone settimanale di 400-500, il quadruplo rispetto ai prezzi di mercato: di qui la contestazione anche del reato di sfruttamento della prostituzione.

Le indagini, come detto, erano stati avviate dai Carabinieri in seguito alle segnalazioni di alcuni cittadini che avevano notato un sospetto andirivieni di uomini nella casa della Spezia. L’azione investigativa è stata poi sviluppata attraverso l’ analisi dei siti di annunci erotici e il monitoraggio degli indagati, con servizi di osservazione e pedinamento. Nel corso delle indagini i militari hanno accertato che la donna era aiutata, nella gestione complessiva delle illecite attività, dal figlio e dalle altre due parenti. L’inchiesta si è sviluppata anche con la verbalizzazione dei clienti ’intercettati’ nei palazzi monitorati: professionisti, operai, imprenditori. Sono stati interrogati in caserma: dopo l’iniziale imbarazzo è maturato il convincimento a dire la verità. E’ così emerso, fra l’alto, il prezzo del rapporti sessuali: tra i 70 ed i 100 euro.

Oltre all’utilizzo delle case, gli indagati sono risultati soliti offrire tutta una serie di servizi accessori per facilitare l’attività di prostituzione delle loro “clienti”: dagli spostamenti logistici, alla pubblicità sui siti internet (con specificazione della vicinanza al Tribunale della casa squillo spezzina), al servizio di pulizia delle stanze. La riscossione per contanti del “canone” era affidata al giovane tratto in arresto. Molti dei pagamenti avvenivano con “ricarica” si carte di credito appositamente attivate.

L’operazione, condotta dal Nucleo Investigativo, ha visto il coinvolgimento nella fase esecutiva, oltre che dell’intera compagine del reparto, anche di 20 militari delle Compagnie della Spezia, Genova, Chiavari e Santa Margherita Ligure.

Corrado Ricci