MATTEO MARCELLO
Cronaca

San Terenzo, il futuro è in mano ai giovani Marchio biancoverde per t-shirt e gadget

Il 24enne Pardini punta a rilanciare lo spirito di comunità: tra le iniziative, stand di tesseramento e campagna di raccolta fondi. Ma anche giornate sulla neve, cene solidali e appuntamenti organizzati per avvicinare i più piccoli alla passione per la voga

di Matteo Marcello

Da qualche anno in questo lembo del Golfo le parole d’ordine sono rilancio, coinvolgimento e giovani. Un processo rallentato solo dalla pandemia ma che sta già portando i suoi frutti in termini di socialità, quello avviato dalla borgata marinara di San Terenzo. Ripartire dai giovani e tornare a far diventare la borgata e il Palio strumenti di aggregazione oltre la disfida remiera della prima domenica d’agosto sono gli obiettivi di un direttivo che non a caso vede tra i suoi componenti il capoborgata più giovane: Nicola Pardini, 24 anni, che da due sta tentando di portare avanti un progetto ambizioso.

"Il nostro vuole essere un investimento sul borgo e sulle giovani generazioni – spiega Pardini –. Siamo una piccola borgata, ma ciononostante le idee non mancano per coinvolgere il paese e i ragazzi: non vogliamo solo limitarci a quella che è la componente sportiva del Palio, ma anche alimentare la passione per tutto l’anno, partendo proprio dalle giovani generazioni". Certo, gli ultimi due anni sono stati difficili per tutti, soprattutto le borgate più piccole. "La pandemia ci ha tagliato le gambe, stiamo ricominciando ora, ma non è facile" afferma il capoborgata, che sottolinea le tante attività messe in campo, dalle giornate sulla neve alle cene sociali, ma anche appuntamenti per i bambini per insegnare loro cosa significa il Palio, fino ad arrivare alle ultime iniziative, come stand per tesseramento e raccolta fondi, e anche l’avvio di un simpatico merchandising di abbigliamento e oggettistica marchiate con i simboli della borgata biancoverde: costumi, teli mare, bermuda e t-shirt, tazze e tante altre cose che sono state apprezzate dalla comunità: "Negli ultimi anni questa iniziativa era stata persa, ma abbiamo ricominciato trovando una buona risposta" dice Pardini. Quest’anno poi, a dare un po’ di ossigeno alle casse ci sono anche le due storiche sagre organizzate dalla borgata. Un fiume di idee che promette di caratterizzare anche la settimana che precede la disfida remiera, in programma il 1° agosto: "Dato che a causa delle restrizioni anticovid molti santerenzini non potranno recarsi in passeggiata Morin per assistere al Palio, abbiamo pensato di coinvolgere il paese nella settimana della gara, per colorare il borgo e favorire momenti di socialità. Piccoli concerti, eventi per bambini, e tanto altro. E poi, con il coinvolgimento dei bar e magari l’allestimento di un maxischermo, permettere a tutta la borgata di ritrovarsi per seguire la gara in televisione". Parole piene di entusiasmo, quelle del capoborgata, che però fanno un po’ a cazzotti con quelle utilizzate quando si parla di sostegno comunale alle iniziative della borgata. "Mi spiace dirlo, ma c’è poco sostegno da parte del Comune – dice il capoborgata –, vedo che c’è poco riscontro alle nostre proposte, e ci dispiace perché noi contiamo molto sulle iniziative".

Un spirito, quello della borgata, che si riflette anche nella sua parte prettamente sportiva. Il percorso avviato da San Terenzo è chiaro: largo ai giovani, soprattutto se sono del territorio, con l’obiettivo di gettare le basi e, perché no, magari aspirare fra qualche anno a riportare in borgata un Palio che manca dal lontanissimo 1964, l’ultima delle due affermazioni biancoverdi, dopo quella del 1945. "La nostra politica è sempre quella di far vogare ragazzi del posto. Anche quando vogavo io l’equipaggio era formato tutto da ragazzi santerenzini, e vogliamo continuare così, perché per noi è fondamentale – dice Pardini –. Chi è del posto ha motivazioni e senza di appartenenza senza eguali. Quest’anno non siamo riusciti a portare avanti questo fattore, anche per via del cambio generazionale e delle difficoltà dettate dalla pandemia".

L’equipaggio Juniores, allenato da Nicola Pardini, è formato da due santerenzini, doc come Luca Rozzi e Giacomo Passalacqua, e dagli spezzini Federico Pecunia e Filippo Traggiai. La timoniera Agata Maestri, così come le riserve Luca Poggi ed Emmanuele Purpi, sono anche loro di San Terenzo. Anche nell’armo Senior, allenato da Flaviano Bertagni, sono due i vogatori locali, Andrea Gubertini e Giovanni Passalacqua, cui si aggiungono Samuele Ricco e Luca Carlevaris: per quest’ultimo un gradito ritorno dopo aver iniziato a vogare proprio sotto le insegne biancoverdi. La timoniera è Vittoria Forma. "Sono equipaggi molto giovani, e non è un caso, perché la nostra linea è quella di investire e puntare sulle nuove generazioni. L’obiettivo è di fare bene, provare a scalare qualche posizione rispetto all’ultima edizione: sono due grandi gruppi, c’è grande sintonia tra i vogatori, che in questi anni nonostante le molte difficoltà, non hanno mollato. Arrivare davanti alle borgate rivali? Ci proviamo" spiega il capoborgata, che poi sottolinea con una punta di dispiacere l’assenza dell’armo femminile. "Dispiace, perché negli ultimi anni avevamo portato sempre tre equipaggi al Palio. Ci rifaremo l’anno prossimo". E sugli obiettivi e le aspirazioni della borgata santerenzina fa il punto anche il presidente, Massimo Vescovo: "Dopo due anni duri si torna a gareggiare – dice –. L’idea di un Palio a porte chiuse o con un numero limitato di spettatori è stata accolta tutto sommato meglio di come si sperasse, anche perché l’alternativa era di non farlo. Mancherà sicuramente calore che c’è di solito, che solo in parte sarà compensato dalla gioia di poter finalmente tornare in acqua. Difficile fare qualche previsione, anche se i nomi si conoscono. Il nostro obiettivo è salire di qualche posizione, finire davanti ai nostri rivali storici sarebbe bello, ma la cosa davvero importante per noi è gettare le basi per andare avanti". Una borgata in fermento, quella santerenzina, che si scontra anche con un altro ostacolo: l’assenza di un rimessaggio all’interno della marina. Fino a un lustro fa, le barche erano lasciate al riparo a due passi dal mare, ma col rifacimento della marina, la borgata è stata costretta a riparare in un’area vicina alla palestra, a un centinaio di metri dal mare, con i vogatori costretti a fare avanti e indietro con l’imbarcazione a ogni allenamento. "Purtroppo è una grossa limitazione" spiegano dalla borgata.