"Qua l’Arsenale 5.0". Crosetto annuncia un piano di rilancio da un miliardo di euro

Il ministro della Difesa dà le linee guida: "Un modello da esportare". Frecciata ai sindacati: "Non costo sociale, ma volano di sviluppo" .

"Qua l’Arsenale 5.0". Crosetto annuncia un piano di rilancio da un miliardo di euro

"Qua l’Arsenale 5.0". Crosetto annuncia un piano di rilancio da un miliardo di euro

Un miliardo di euro. Fa quasi effetto sentir snocciolare da un ministro una somma monstre dedicata alla città. I più scettici, ’bruciati’ dalle promesse di un Piano Brin mai effettivamente definito, e da Basi Blu oggi ancora sulla carta, difficilmente crederanno. E allora, basterà attendere e verificare se e fino a che punto sarà realizzato quanto annunciato ieri dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull’Arsenale della Spezia. Dichiarazioni attese, quelle di Crosetto, anche alla luce del pressing delle organizzazioni sindacali, che oltre a lamentare la mancata convocazione, avevano rilanciato sulle ataviche carenze della Base navale, ovvero strutture e personale. "Abbiamo l’ambizione di costruire qui l’arsenale del futuro, l’arsenale 5.0. Cavour in questo luogo costruì una parte della storia della nostra marina, noi vogliamo costruire la Marina del futuro. Lo Stato investirà qui e poi il modello dovrà essere esportato. È cambiato il modo di fare manutenzione, è cambiato l’approccio ai sistemi navali e alla parte cyber; lo scafo è diventato oggi la parte minimale, e questo deve essere il luogo dove creare un nuovo modello per la manutenzione, la costruzione e il supporto alle navi" ha detto Crosetto, che non lesina una risposta a distanza ai sindacati. Il riferimento è chiaro: "Il rinnovato Arsenale non dovrà rappresentare solo un modo per risolvere problemi occupazionali o la prospettiva di rimettere a posto degli edifici. L’idea non è quella di andare a tamponare con 100, 200 milioni. Vogliamo che sia qualcosa che si auto alimenti, che non diventi un costo sociale ma un volano di cultura scientifica. Vogliamo creare un tipo di lavoro che non possa essere trovato in altre parti del mondo, non si costruisce ricchezza facendo fiammiferi".

Un modello, quello cui sta pensando il Governo, che non dovrebbe essere dissimile da quello messo in campo per l’istituzione del nuovo polo destinato alla subacquea, ovvero una partnership tra pubblico e privato dove il primo sia in grado di tracciare la rotta e il secondo possa sviluppare economie virtuose con l’apporto della piccola e media impresa, dei centri di ricerca e delle università. Una privatizzazione – per dirla con la parola meno cara a parte delle organizzazioni sindacali – dove Fincantieri e Leonardo potrebbero fare ancora da elemento trainante di una filiera che alla Spezia è tra i principali motori economici, andando a rilanciare non solo le infrastrutture, ma anche il ruolo della stessa Base navale. I due colossi della cantieristica e dell’armiero, d’altronde, non sono nuovi a queste joint venture: tre mesi prima del memorandum sul settore subacqueo, la Orizzonte Sistemi Navali – partecipata da Fincantieri e Leonardo con quote rispettivamente del 51% e del 49% – ha firmato con la direzione degli armamenti navali del Segretariato generale della Difesa un accordo quadro per il mantenimento in condizioni operative di alcune unità navali della Marina militare, ovvero la portaerei Cavour e i cacciatorpediniere classe ’Orizzonte’, Andrea Doria e Caio Duilio. Di certo, l’annuncio del ministro Crosetto ha riscosso buon successo nell’establishment spezzino. A rilanciare il progetto di governo per la Base navale cittadina è la deputata di Fratelli d’Italia, Maria Grazia Frijia, secondo cui "l’Arsenale dovrà basare il proprio lavoro e la propria sussistenza sullo sviluppo tecnologico e in questo tornare a essere un punto di riferimento a livello internazionale".

Matteo Marcello