Alluvione, Paita chiede l’abbreviato, «Nessun ruolo per le allerta meteo»

L’ex assessore interrogata respinge l’accusa di omicidio colposo

IMPUTATA Raffaella Paita insieme all’avvocato Andrea Corradino quando ricevette l’avviso di garanzia

IMPUTATA Raffaella Paita insieme all’avvocato Andrea Corradino quando ricevette l’avviso di garanzia

La Spezia, 7 aprile 2016 - Come un fiume in piena, per quasi quattro lunghe ore. Così ieri la spezzina Raffaella Paita nell’aula dell’udienza preliminare del tribunale di Genova. Obiettivo: dimostrare che a lei non possono essere addossate responsabilità per l’allerta meteo tardiva in occasione dell’alluvione del 9 ottobre del 2014 nel capoluogo ligure, quando nella trappola liquida innescata dall’esondazione del Bisagno perse la vita un infermiere in pensione e la città fu messa in ginocchio dall’ondata di fango.

Laccusa da smontare è quella di omicidio colposo; le viene contestata dai pm Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese per le omissioni attributele quando era assessore regionale alla Protezione civile in concorso con l’allora responsabile tecnica del dipartimento Gabriella Minervini.

«Sono tanto serena nel ritermi estranea a qualsiasi responsabilità che ho chiesto di essere giudicata con rito abbreviato per pervenire alla decisione del giudice in tempi rapidi», ha spiegato Lella al termine dell’udienza svoltasi davanti al gup Fernando Baldini, nell’argomentare la mossa difensiva formalizzata in aula dall’avvocato difensore Andrea Corradino.

«Non sono qui a scaricare responsabilità ma a precisare i ruoli» aveva esordito attorno alle 10 chiedendo di essere sottoposta all’interrogatorio incrociato. Il botta e risposta con i rappresentanti della pubblica accusa, gli avvocati di parte civile e il suo legale si è protratto fin quasi alle 14. Raffaella Paita ha ritessuto le norme nazionali e regionali in materia di Protezione civile rappresentando quelli che, a suo avviso, sono gli ancoraggi che impongono l’emanazione dell’allerta meteo alla struttura operativa. Ergo: «Non può essere fatto carico alla politica di una responsabilità che è meramente tecnica». L’imputata eccellente (ora capogruppo del Pd in Regione) ha anche ripercorso quel che avvenne la tragica sera del 9 ottobre e il suo adoperarsi non appena le venne rappresentata la reale situazione e i rischi indotti dall’eccezionale evento meteo, per i quale era mancata, a tempo debito, l’emanazione dell’allerta. «Ero a Finale Ligure e mi precipitai a Genova; arrivai in centrale poco prima di mezzanotte; lì restai tutta la notte, fino all’alba; una breve pausa e poi, alle 8, ero nuovamente in centrale».

Il discorso è andato anche su quanto riferì Stefano Vergante agli agenti di polizia giudiziaria che indagavano: «Raffaella Paita mi ha fatto convocare dalla sua segretaria per riferire cosa avevo detto in Procura. Io ho rifiutato e lei me lo ha ordinato». Paita replica e spiega: «La circostanza riferita da Vergante oltre a non essere vera (io mi limitai a dirgli che un giornalista avrebbe voluto dichiarazioni sullo svolgimento dei fatti del 9 ottobre) è in ogni caso assolutamente irrilevante, non avendo alcuna attinenza con l’imputazione. Tanto è vero che i pm non mi hanno mai chiesto nulla in proposito». Alla Paita è stato concesso il rito abbreviato. La Minervini è pronta ad affrontare il processo. L’udienza preliminare è stata aggiornata al 6 maggio prossimo; in calendario, altre due udienze: il 6 e il 14 luglio.