
PALMARIA
Non solo il Centro di educazione ambientale inibito da tre anni dopo l’annuncio (da parte dell’amministrazione Cozzani) di lavori per la messa in sicurezza non ancora, però, eseguiti. Sull’isola Palmaria un altro abbandono alimenta sconcerto. E’ quello dell’orto botanico posto proprio in prossimità dell’ex batteria trasformata in ostello. Si sviluppa sulla sommità dell’isola da cui si apre alla vista l’immensità del mare e si colgono i profumi della macchia mediterranea. Le piante continuano a pulsare di vita ma la cartellonistica che le racconta è minata dall’incuria, dall’effetto logorante del sole e delle intemperie, con conseguente scollamento (a cui in molti casi è seguita l’asportazione) dei suoi pezzi più preziosi: le schede di rame con scrittura in Baille per la lettura tattile da parte dei non vedenti. Sì, quello della Palmaria è - anzi era - un orto botanico a misura di chi non può apprezzare con gli occhi le meraviglie della natura ma riesce a coglierle con gli altri sensi: olfatto e tatto. Per loro era stato anche concepito un percorso ’guidato’ dalle corde che, assicurate a paletti di legno piantati nel terreno, si sviluppano nell’oasi verde. Ma anche le strutture verticali sono ora minate dall’instabilità. Si giustifica forse così la mancata convocazione da parte del Parco di un gruppo della sezione spezzina dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti che a settembre aveva fatto richiesta di poter visitare l’orto botanico.
"Lo stato di degrado del percorso e dei pannelli rende difficile se non impossibile l’accessibilità per persone con difficoltà visiva" sostiene il presidente Samuele Marras, che aggiunge. "Sarebbe auspicabile, anche per il turismo che sta riprendendo piede col graduale superamento della pandemia, il ripristino della condizione iniziale. Ci rendiamo disponibili a collaborare per un eventuale collaudo dei nuovi pannelli".
Intanto sulla chiusura del Cea e sull’abbandono dell’orto botanico accendere i riflettori, con un report fotografico su Facebook, anche il consigliere comunale Giovanna Angelino, ’scaricata’ dal sindaco Matteo Cozzani dopo le esternazione critiche (dal masterplan alle politiche di alienazione dei beni comunali, dall’esclusione del consiglio comunale dalla partita sul futuro della Palmaria fino all’incuria sofferta del borgo) e alla guida di una scatola vuota: nessuna revoca formale, infatti, dalle funzioni di capo del gruppo civico consiliare cui sente di appartenere per effetto del mandato elettorale. "Stringe il cuore vedere l’orto botanico mandato in malora e sapere che il Cea è inaccessibile alle richieste di ospitalità dei ragazzi" come quella mossa sull’onda del progetto del professo Riccardo Orefice per la rivisitazione storica della Shoah e degli assist del territorio agli ebrei scampati ai campi di sterminio. "Del resto - svela Angelino - è stato detto dall’amministrazione che nemmeno ci sono i soldi per apporre una targa-ricordo all’Olivo, sede dei cantieri in cui vennero riattate le navi per il trasferimento in Palestina".
Corrado Ricci