"Nessuna criticità sul doppio ruolo La scelta di Donatella è personale"

Anche il predecessore, Alessandro, non ravvisa profili di inopportunità sulla candidatura di Bianchi. E mette in guardia sull’isola Palmaria: "Temo possibili scivolate in termini di consumo del territorio"

Migration

di Franco Antola

Una vita per mare, quella "randagia" dell’ufficiale di Marina – come l’ha definita lui – che lo ha portato da Porto Empedocle, in Sicilia, alla guida di varie Capitanerie (Sant’ Antioco, Porto Ferraio, Spezia) e poi alla direzione delle relazioni esterne del Comando generale (era l’epoca dei primi imponenti flussi migratori verso Lampedusa), prima di approdare (2012-2017) alla guida del Parco nazionale delle Cinque Terre uscito dalla tempesta giudiziaria e con le ferite drammaticamente aperte dell’alluvione. Oggi continua da occuparsi "nelle veste di rottamato" – sempre parole sue – di diritto al soccorso in mare, nel comitato di cui fanno parte personalità come Luigi Manconi, Armando Spataro, Sandro Veronesi, Vladimiro Zagrebelsky. E di problemi ambientali. Un ruolo e un’esperienza professionale che legittimano un suo parere sulla querelle di questi giorni legata alla candidatura alle regionali del Lazio, nelle file del M5s, di Donatella Bianchi, attuale presidente del Parco oltre che conduttrice in Rai di Linea blu e già presidente nazionale del Wwf.

Un’inopportuna commistione con la politica per una funzione che deve restare super partes, come dice il governatore Toti, oppure una scelta personale ma legittima, garantita, in termini di indipendenza, da una storia professionale inappuntabile come sostiene l’ex presidente del Parco di Montemarcello Pietro Tedeschi? Vittorio Alessandro non ha dubbi. "Quando non ci siano incompatibilità legislative – osserva – penso che debbano pesare gli aspetti di carattere personale. Eppoi, il Parco ha uno staff molto collaudato e collaboratori di assoluta qualità, il presidente imprime le direttive e gli indirizzi. Non credo che ci siano reali criticità legate al doppio ruolo. Posso semmai parlare della mia vicenda. Io fui letteralmente inghiottito dal Parco in un periodo travagliatissimo, caratterizzato all’epoca del mio insediamento dalle note vicende giudiziarie oltre che da emergenze gravissime come l’alluvione di Vernazza e Monterosso. Una situazione ben diversa da quella attuale. In quelle circostanze decisi di dedicare al Parco tutte le mie energie, trasferendomi dalla Sicilia, dapprima soggiornando in albergo e poi prendendo casa alla Spezia e spostandomi in treno. In quella situazione fu una scelta obbligata, ma la feci volentieri, era necessario immergermi totalmente in una situazione che dovevo conoscere a fondo per poter uscire dall’emergenza. La dottoressa Bianchi ha una storia diversa, e la scelta sul da farsi spetta solo ed esclusivamente a lei. Personalmente, considerate le sue esperienze professionali, la sua lunga attività giornalistica, la sua autonomia di giudizio, non vedo controindicazioni politiche. È persona equilibrata e sono convinto che sia capace di tenersi al di fuori da certe logiche, mi auguro che non maturino, dall’esterno, vincoli di natura politica".

Come giudica l’attuale gestione del Parco delle Cinque Terre?

"Ne seguo le vicende e mi sembra che gli indirizzi tracciati all’inizio sotto la mia gestione siano rimasti e anzi siano stati rafforzati. Sono state intercettate le strade più giuste, con il Parco diventato, partendo da da una situazione disastrosa, una leva forte dell’economia provinciale. Quanto all’ambientalismo di oggi, parlando in termini generali, mi spiace che non esista una forza di comunicazione e di reale ispirazione su cosa sia la vera protezione dell’ambiente. Si parla di Greta o dei rischi che il pianeta sta correndo, ma spesso è un bla bla che non indica quello che significa, in termini pratici, tutela del paesaggio e dell’ambiente".

Che idea si è fatto, per restare a Spezia, delle scelte sul futuro dell’Isola Palmaria?

"Temo che possano esserci scivolate in termini di consumo del territorio. La Palmaria è un bene prezioso e penso si debbano individuare criteri di fruizione e di conservazione, e quando parlo di esigenze di conservazione non penso che tutto debba rimanere così com’è. Ci sono intelligenze che possano validamente interpretare il punto di incontro di queste due esigenze, indicando la strada più giusta da intraprendere".