Violenza sessuale, il militare egiziano paga i danni

Risarcimento alla ragazza con obbligo di segretezza fra le parti. Ma il pm nega il patteggiamento della pena chiesto per evitare il processo

La fregata Bernees all’ormeggio nel porto di Alessandria

La fregata Bernees all’ormeggio nel porto di Alessandria

La Spezia, 1 dicembre 2021 - Risarcimento alla vittima con impegno delle parti a non rivelare il quantum del ristoro. E’ l’accordo maturato fra il legale del militare egiziano incriminato per violenza sessuale (l’avvocato Salvatore Pino del foro di Milano) e il legale della donna oggetto delle sue avance proibite (l’avvocato spezzino Andrea Giorgi). Si parla di diverse migliaia di euro. Ma l’ammontare resta top secret. Il gesto assimilabile a riconoscimento di colpe e funzionale ad estromettere la parte lesa dal processo, non è però valso all’egiziano – e alla sua Marina Militare e quindi allo Stato – a centrare l’obiettivo più ricercato: il patteggiamento della pena per evitare ulteriori clamori di un caso che ha fatto e farà ancora discutere.  

Il pubblico ministero Alessandra Conforti ha infatti rigettato l’istanza negando la disponibilità ad addivenire ad una pena concordata. L’altolà è avvenuto dopo la richiesta di rinvio a giudizio. L’udienza preliminare è fissata per il 18 gennaio prossimo davanti al gup della Spezia ma – visto il comportamento pregresso e la pendenza del mandato di cattura internazionale – ben difficilmente si materializzerà in aula Mabrok Mohamed Mahmoud, 21 anni, militare della Marina egiziana, all’epoca dei fatti imbarcato sulla fregata Bernees (nella foto all’ormeggio nel porto di Alessandria), l’ex Emilio Bianchi, costruita da Fincantieri per la Marina militare ma venduta in corso d’opera all’Egitto. Fu lui il 24 marzo scorso ad aggredire un’operatrice di un centro estetico della Spezia per poi sfuggire all’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dopo la denuncia della donna. La contestazione del fatto è nota, ricostruita nel capo di imputazione: "Con atto repentino e proditorio, spingendo contro il muro omissis le toccava i seni con entrambi le mani, costringendola a subire atti sessuali".  

Il resto ha il sapore della beffa. Quando i carabinieri, il 29 marzo, andarono a notificare il provvedimento restrittivo nell’hotel indicato come alloggio lui era già uccel di bosco. Era volato al Cairo con un aereo partito da Fiumicino. Una fuga dall’Italia alla vigilia della partenza per il porto di Alessandria della seconda fregata multiruolo venduta al Governo di Al Sisi, tra non pochi mal di pancia all’interno della stessa forza armata italiana; sullo sfondo c’erano, e lì restano, il rapimento e l’omicidio, con tortura, di Giulio Regeni, consumati nella capitale del paese arabo fra il gennaio e il febbraio del 2016, e la detenzione nelle carceri egiziane di Patrick Zaki, lo studente universitario che frequentava l’università di Bologna, dissidente del regime. Ora la tappa-chiave del percorso della giustizia italiana per portare a processo Mabrok Mohamed Mahmoud e l’attesa delle risposte del Governo alle interpellanze presentate dagli onorevoli Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Manuela Gagliardi (Coraggio Italia).  

Corrado Ricci