"Meglio le barche e il silenzio di questa frenesia assordante"

Anche il suo ideatore rinnega le ’derive’ dell’evento acquatico. Ma c’è chi la difende a spada tratta: "Un momento di svago innocente"

Migration

Il nome di Massimo Nardini era fresco fresco, appena uscito dalle urne che avevano consegnato a Porto Venere un nuovo progetto politico e il sindaco che l’avrebbe incarnato. Dall’intesa con l’allora comandante della Capitaneria di porto della Spezia Vittorio Alessandro sarebbe scaturita pochi mesi dopo l’esperienza della ’piscina naturale’. Un’idea in gran parte figlia proprio dell’immaginazione di colui che di lì a poco sarebbe diventato il presidente del Parco delle 5 Terre. E così è particolarmente significativo che 14 anni dopo quell’edizione zero, lo stesso Alessandro si affidi ai social network per prendere le distanze dalla ’sua’ creatura, diventata nel tempo qualcosa di irriconoscibile.

" La distanza fra la calata di Portovenere e l’isola Palmaria misura poco più di 1500 metri, ma non la si può affrontare a nuoto. Lo facevano i ragazzini tanti anni fa, quando il canale non era continuamente attraversato da imbarcazioni, in un’epoca in bianco e nero in cui gli unici colori erano quelli dei drappi che, a ora di pranzo, dalle case strette affacciate sul mare, le mamme agitavano per richiamare i ragazzi a casa. Nel 2008, da comandante della Capitaneria, con il sindaco di Portovenere decidemmo di ridare vita, per poche ore, a quell’avventura. Chiudemmo il traffico delle imbarcazioni e tutti (le associazioni dei diportisti e l’armatore dei traghettini per le 5 Terre) aderirono all’iniziativa. Motovedette nostre, delle altre forze di polizia e dei vigili del fuoco diedero il via ai bagni spiegando le sirene e fu una sorta di riconquista, un odore improvviso di libertà, mentre i sommozzatori della Guardia costiera si immergevano constatando la presenza, sul fondo del canale, della Pinna nobilis, bivalve raro e protetto. Fra braccia in nuoto e salvagenti di ogni foggia, l’unico clamore fu quello dei tuffi e delle voci, dei richiami. Così famiglie intere, bambini e anziani riconquistarono il proprio mare. Oggi la “piscina naturale” è un’altra cosa. Richiamato un pubblico sempre più vasto di giovani desiderosi di rave party, enormi altoparlanti spingono musica al massimo, riducendo la riva a una pista da ballo e quel mare speciale a un luogo come altri, anzi peggiore.

L’altro giorno, nella frenesia assordante della “piscina naturale”, insieme al buon senso, per eccesso di sforzo è morta Mia, splendido esemplare di golden retriever addestrato al salvataggio, e, quando gli altoparlanti hanno gridato che serviva un veterinario, era ormai troppo tardi. Meglio le barche, meglio il mare d’inverno: un concetto che il pensiero non considera".